recensioni dischi
   torna all'elenco


NOT NORMAL  "Modærn qualitet"
   (2025 )

Il trombone ultra espressionista di Emil Bø e il sassofono e le tastiere di Eirik Hegdal sono i trainanti di questo progetto commissionato dall'Oslo Jazz Festival per la sua edizione 2024 e che prende come band il nome di Not Normal.

I Not Normal sono 8: oltre ai suddetti, Hegdal è accompagnata da un'altra sassofonista, Heidi Kvelvane, per poter creare le armonizzazioni. Veslemøy Narvesen alla batteria, Kertu Aer al contrabbasso, Anna Ueland ad altri sintetizzatori e al piano Rhodes, Åsmund Skjeldal Waage al vibrafono e ancora ai sintetizzatori, e il contributo agli effetti sonori di Terje Hallan in una delle tracce.

Leggendo la formazione, potete notare che sono ben tre persone impegnate ai tasti. Infatti il sound è parecchio “cosmico”; nei momenti più vivaci di questa performance, il pensiero va a Sun Ra. Questa sensazione è una delle caratteristiche di “Modærn Qualitet”, album uscito per Sauajazz. I synth creano una patina sonora liquida e fluorescente che rende il tutto surreale.

Altro elemento di spicco è la scelta del bassista Aer di non fare tanti walking bass: piuttosto, si indirizza verso loop ipnotici e caratterizzanti dei brani, dei riff che si fanno ricordare.

Esemplare su quest'aspetto è la titletrack, dove il vibrafono trilla come in uno dei pezzi di Zappa, mentre il bassista insiste con un ritmo regolare sui quarti, sopra il quale le tastiere creano progressioni armoniche che sarebbero anche romantiche, se non fosse che il basso, mantenendo la nota costante a mo' di pedale, dà più suspense al tono del brano.

Le tracce sono tutte collegate: se non si presta attenzione alla tracklist e ai titoli che cambiano, sembra un flusso unico, un unico concept multiforme ma coeso, con l'elettronica ambientale che funge da collante, prendendo a volte il sopravvento come in “Subland”, un'atmosfera senza ritmica che ci fa vagare.

Questo fino all'arrivo della batteria che avvia il brano successivo, “Ingenstends”, dove un synth distorto e impazzito viene raggiunto dal trombone. L'esito sonoro mi ricorda quello di “National Anthem” dei Radiohead, per questo incontro fra fiati jazz, elettronica e approccio rock.

Episodio più sussurrato “TRIO.”, dove i tre a suonare sono il sax, un synth dal suono flautato (tipo mellotron), e la batteria morbida. “SOLO.” invece è un assolo di batteria. Con “Changes” riparte tutto l'ensemble, e insieme alla tracklist è forse uno dei brani più rappresentativi di tutto l'album, chiuso dalla doppietta “Dizzy dada pt.1” e “Dizzy dada pt.2”.

La prima parte è avviata da un ipnotico inciso del contrabbasso, sul quale i fiati pronunciano note lunghe e lente. Trombone e sax assieme contribuiscono a realizzare delle sinistre progressioni, il contrario di quelle dolci della titletrack. La drammaticità, per qualche ragione, assomiglia a quella dei fiati che accompagnano le processioni siciliane durante la via crucis, con l'aggiunta che i due strumenti qui vengono filtrati da un effetto tremolo che rende i suoni intermittenti.

La seconda parte è attaccata alla prima, si capisce che ci siamo arrivati perché la batteria accelera, con il rullante sul battere, ed è quasi un rock'n'roll... un jazz'n'roll! “Modærn qualitet” è davvero un lavoro non normale... ottimo per chi si chiama Not Normal! L'ascolto è consigliatissimo. (Gilberto Ongaro)