recensioni dischi
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S.C.I.O.  "Children of prostitution"
   (2025 )

“Children of Prostitution” è il nuovo album firmato S.C.I.O., progetto musicale capitanato da Stefano Scioni (voce e basso) e ufficialmente avviato due anni fa con la pubblicazione di “Discorsi distorti”.

Il nuovo album intende affondare le sue radici in sonorità cariche di tensione e in testi piuttosto scarni, che trattano storie di dolore, sopravvivenza e speranza.

Musicalmente, il disco si distingue per la sua strumentazione essenziale, con la batteria e le percussioni di Valerio Minchetti a costituire l’altra colonna portante, naturalmente insieme al basso di Scioni, mentre gli ospiti si alternano alla voce e ai cori (Tiziano Farinacci, Gaetano Nicosia, Lorenzo Dalfi Tanzi e Michela Ollari), in una mistura fluida che scivola lungo binari dark ambient e industrial, ma accogliendo qua e là anche sfumature post rock e noise.

Nel solco di quanto già apprezzato due anni fa, la proposta di S.C.I.O. manifesta un’identità già solida e riconoscibile, con una certa vocazione sperimentale e il forte potere evocativo di un sound che rinuncia a strutture melodiche tradizionali e a soluzioni “catchy” per disegnare un affresco di malinconia, rabbia e sogno e invitare a una riflessione sulla condizione umana.

“Children of Prostitution”, nel suo scandagliare i margini e il non visibile, riflette ispirazione e una chiara visione artistica (oltre che del mondo), rivelandosi anche più convincente della somma dei singoli elementi. (Piergiuseppe Lippolis)