JESSICA MOSS "Unfolding"
(2025 )
Jessica Moss è la musicista canadese ben nota per aver suonato il violino e cantato come corista nella band post-rock Thee Silver Mt. Zion Memorial Orchestra e nella Tra-La-La Band dal 2001, ed è inoltre membro fondatore della Black Ox Orkestar.
Con ''Unfolding'' (uscito per la sempre precisa e puntuale Constellation Records), Jessica firma il suo sesto lavoro solista, un disco che si colloca tra ambient, drone e sperimentazione contemporanea, a 10 anni esatti dall'esordio con “Under Plastic Island”, lavoro prodotto da Guy Picciotto dei Fugazi e pubblicato solo su cassetta.
In realtà il nuovo album va ben oltre la pura estetica sonora: è un’opera intrisa di urgenza politica e tensione emotiva. Registrato nell’arco di dodici mesi, il disco nasce come risposta alla tragedia in Palestina, assumendo la forma di un “portale verso il lutto collettivo” e di una ricerca di connessione nel buio.
L’apertura con “Washing Machine” è emblematica: un flusso di archi stratificati, droni e voci distorte che sembrano provenire da un’altra stanza, come un grido che non riesce a farsi strada. È un brano che trasforma il quotidiano in simbolo di alienazione, ma anche di resistenza silenziosa.
Segue “One, Now”, tredici minuti di tensione sospesa, dove il violino di Moss dialoga con le percussioni irregolari di Tony Buck (The Necks), evocando paesaggi sonori che oscillano tra minimalismo e inquietudine.
La seconda metà del disco è una suite in quattro movimenti – “No one”, “No where”, “No one is free”, “Until all are free” – che si sviluppa come un mantra politico e spirituale.
Qui la voce di Moss emerge con forza, trasformando il messaggio in un coro di speranza: “No one / no where / no one is free / until all are free”. È un climax che non concede pace, ma invita alla lotta e alla solidarietà.
Musicalmente, ''Unfolding'' è un lavoro che intreccia la delicatezza del violino con droni densi, pulsazioni basse e timbri che richiamano tanto la tradizione araba quanto quella ebraica, in un gesto sonoro che diventa dichiarazione etica.
Non è probabilmente, questo, un disco “facile”: richiede ascolto attento, tempo e apertura emotiva. Ma chi si lascia avvolgere troverà un’opera di rara intensità, capace di trasformare il dolore in bellezza e la bellezza in resistenza.
In sintesi: ''Unfolding'' non è solo musica, è testimonianza. Un album che si muove tra meditazione e denuncia, tra intimità e coralità, e che conferma Jessica Moss come una delle voci più autentiche e necessarie della scena sperimentale contemporanea. (Andrea Rossi)