PILEDRIVER "First nations rock"
(2025 )
Dopo sette anni di silenzio discografico, i Piledriver tornano con un album che è molto più di una semplice celebrazione del loro trentennale: ''First Nations Rock'' è un manifesto di identità sonora, un’opera che riafferma la vitalità del classic rock in un’epoca dominata da mode effimere.
Fin dalle prime note di “Light Years From Here”, il disco sprigiona energia pura: riff incisivi, cori avvolgenti e una produzione cristallina firmata da Stefan Kaufmann (ex Accept), che dona al sound un equilibrio perfetto tra tradizione e modernità.
La band, guidata dai fondatori Michael Sommerhoff e Peter Wagner, si presenta con una formazione rinnovata: tastiere di Tom Frerich, basso di Jens Heisterhagen e batteria di Dirk Sengotta aggiungono dinamismo senza snaturare l’essenza del gruppo.
Il cuore dell’album pulsa nei brani più diretti, come “Ridin’” e “We Will Be Rockin’ On”, autentiche scariche di adrenalina pensate per il palco, mentre la title track “First Nations Rock” si erge a inno identitario, con un testo che celebra la forza aggregante della musica.
Non mancano, come sempre, momenti di introspezione: “Another Treason” e “I Still Can’t Say Good-Bye” mostrano un lato più melodico e riflessivo, con arrangiamenti curati che strizzano l’occhio all’AOR.
La varietà stilistica è uno dei punti di forza: dal boogie energico alle sfumature country di “Comin’ Home”, fino alla chiusura epica di “Shout It Out”, oltre sei minuti di pura tensione rock che sembrano fatti per le grandi arene. Il tutto condito da un suono robusto, chitarre ruggenti e una voce che trasuda esperienza e passione.
Chiariamoci: ''First Nations Rock'' non reinventa la ruota ma, di certo, la fa girare meravigliosamente, con orgoglio e mestiere. È un disco che parla ai nostalgici del classic rock e, al tempo stesso, a chi cerca autenticità in un panorama musicale spesso artificiale.
Non sarà probabilmente un disco perfetto – qualche ballata appare meno ispirata – ma sincero, potente e vivo, questo sì, senza ombra di dubbio. Consigliato a chi ama Deep Purple, Status Quo, AC/DC, ma anche, semplicemente, il rock suonato con cuore. (Andrea Rossi)