ROY POWELL, LORENZO FELICIATI & LUCREZIO DE SETA "Aria"
(2025 )
Con ''Aria'', il trio formato da Roy Powell (pianoforte), Lorenzo Feliciati (basso) e Lucrezio De Seta (batteria) firma un’opera che è molto più di un omaggio: è una rilettura audace e raffinata del mondo pucciniano attraverso la lente del jazz moderno.
Registrato a Roma nel febbraio 2025 e pubblicato da Losen Records, l’album si muove tra rispetto per la tradizione e slancio creativo, trasformando celebri arie in territori di improvvisazione e interplay.
Il concept è chiaro: prendere la liricità e la profondità armonica delle melodie di Giacomo Puccini e farle respirare in un contesto jazzistico, senza snaturarle. Brani come ''Vissi d’Arte'' e ''E Lucean le Stelle'' mantengono la loro carica emotiva, ma si vestono di nuove sfumature grazie alle armonizzazioni di Powell e al groove elegante di Feliciati e De Seta.
Il risultato è un dialogo continuo tra dramma operistico e libertà improvvisativa. Accanto alle trasposizioni pucciniane, spiccano le composizioni originali di Powell (''Stretch'', ''Soseeji'', ''Les Belles Femmes''), che fungono da contrappunto intimo e personale alla monumentalità dell’opera.
In particolare, ''Les Belles Femmes'' è una dedica delicata, quasi cameristica, che rivela la vena più lirica del pianista. La presenza di ''My Funny Valentine'', registrata spontaneamente il giorno di San Valentino, aggiunge un tocco di classicità jazz, come a ricordare il filo che lega Broadway, opera e improvvisazione.
Dal punto di vista sonoro, la produzione è impeccabile: il mix di Lucrezio De Seta esalta la dinamica del trio, con un pianoforte caldo e presente, un basso profondo ma mai invadente, e una batteria che alterna leggerezza e potenza con grande sensibilità.
L’interplay è il vero protagonista del disco: ogni brano è un microcosmo di ascolto reciproco, dove il virtuosismo non è mai fine a sé stesso.
In sintesi, ''Aria'' è un album colto e accessibile, capace di parlare tanto agli amanti dell’opera quanto ai cultori del jazz contemporaneo. Non è un semplice esercizio di stile, ma un viaggio che apre nuove prospettive sul repertorio pucciniano, dimostrando come la grande musica possa rinascere in forme sempre diverse quando incontra la creatività. (Andrea Rossi)