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ETTORE CARUCCI  "My inner worlds"
   (2025 )

Ettore Carucci è un pianista che ha saputo ritagliarsi la carriera forgiandosi attraverso le esperienze in campo jazzistico.

Nato pianista classico, ha saputo osservare oltre il repertorio di consuetudine per inoltrarsi nel mondo dell’improvvisazione, traendo da esso spunto e stimolo per ritrovarsi: da lì le sperimentazioni lo hanno portato alla riuscita dei suoi lavori musicali di incredibile risvolto intimo e introspettivo.

Ora per il jazz l’introspezione è un processo fondamentale, che emerge principalmente attraverso l'improvvisazione, la quale richiede al musicista di esplorare sé stesso, ascoltare le proprie sensazioni e reagire in tempo reale. Carucci attinge quindi alla Sua origine rieleggendo attraverso il suo sentire i capolavori e le pietre miliari del repertorio pianistico classico.

Scomoda compositori da Skrjabin a Corea, passando leggero da Chopin e Bach, ognuno di essi illuminato da quella malinconica vena introspettiva che dialoga con la genialità del passato senza mai contrapporsi ad essa ma anzi, mettendone in luce il brano con mentalità aperta e flessibile.

Il compito del pianista jazz in Carucci diviene narratore, e lo fa in maniera inequivocabilmente unica, derivante da una combinazione di elementi tra cui lo stile esecutivo personale, l'improvvisazione, l'uso del ritmo sincopato e la composizione innovativa, come mezzi espressivi che coniugano intensità e un linguaggio moderno quasi a tradurre lo spirito insito dei capolavori.

Ecco quindi “Uncertain” dal Preludio No. 2, Op. 11 di Skrjabin, che il pianista sussurra quasi in un dialogo con sé stesso per poi svilupparne la melodia complicata al punto giusto da rendere il brano fedele all’originale nell’anima.

Ora: i 24 preludi di Scriabin furono modellati sulla serie di 24 preludi op. 28 dello stesso Frédéric Chopin. Coprivano tutte le 24 tonalità maggiori e minori e seguivano la stessa sequenza di tonalità: do maggiore, la minore, sol maggiore, mi minore, re maggiore, si minore e così via, alternando le tonalità maggiori con le relative minori e seguendo il ciclo ascendente delle quinte.

Il Preludio n.2 op.11 composto in la minore è caratterizzato e pensato da Skrjabin con una forte tensione espressiva e lo fa utilizzando cromatismi che contribuiscono a smarrire e inquietare l’ascoltatore. Lo spartito tutto è composto per avvalorare una completa padronanza del pianoforte e una ispirazione a Chopin ma con una evoluzione stilistica personale che già si fa precorritrice di ciò che sarà il linguaggio sperimentale del futuro.

''Uncertain''… incertezza il titolo del brano che Carucci illumina con la Sua intelligenza jazzistica e ne fa un capolavoro reinterpretato del genere.

''Mentors'', reinterpretazione delle Children's Song No. 10” di Chick Corea, è il brano ''umano'' in cui Carucci sembra avvolgere il suo pensiero del Grande Maestro.

Carucci esprime emozioni profonde senza snaturare il genio compositivo all’origine e quindi il lavoro musicale, attraverso un viaggio interiore, alterna momenti di lirismo e variazioni ritmiche che, con sapienza tecnica, riescono a far emergere scelte armoniche e strutture formali di qualità eccellente, coniugando quindi libertà espressiva e dinamiche interpretative in un risvolto che, da tradizione, diviene innovazione e consacrando questo lavoro musicale come un’opera unica nel suo genere.

Tra gli altri brani ''Baroque Reflection'', ''Sadness'' (feat. Giorgio Rosciglione), ''Baroque Contemplation'', ''Chasing a Dream'', ''Silent Memory'', ''Prelude to Silence'', ''Inner Dance'', ''Solitude’s Lament'', ''Dreaming Awake'', ''Final Embrace''.

Ogni titolo introduce l’introspettività dell’esecuzione. ''Baroque Contemplation'' ad esempio richiama l’ornamentalità barocca e il fraseggio elegante ma allo stesso tempo presenta l'impronta meditativa e introspettiva che, appunto, rispecchia la contemplativa e riflessiva osservazione da parte dell’interprete.

La padronanza di Carucci si pone oltre la tecnica strumentale e diviene padronanza dello stile nei tempi immergendo l’ascoltatore in un dialogo che sa di esperienza e attinge alla sperimentazione degli stili senza mai deludere o scadere in termini di eccellenza espositiva.

L'album si chiude con “Alone Together”, l'unico standard jazz presente nella tracklist, che suggella la fusione tra radici classiche e la libertà del jazz, fil rouge di questo lavoro.

''MY INNER WORLDS'' è una proposta concertistica raffinata e intensa, dove la tradizione incontra l'improvvisazione, e ogni nota diventa una confidenza sussurrata al pubblico, trasformando così l'esperienza d'ascolto in un autentico incontro con la musica. (Elisabetta Amistà)