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BAD RAIN  "Louder than words"
   (2025 )

Il debutto di questa muscolare band tedesca poggia evidentemente sulla voce di Zoran Misic: potente, vibrante e bluesy quanto basta per sedurre gli amanti dell’hard rock e le sue diramazioni.

Anche se le influenze spaziano tra l’antico e il moderno, pensando al groove dei primi Whitesnake ed ai Soundgarden più aggressivi, i Bad Brain hanno molte frecce nei loro archi.

Il motivo è abbastanza semplice: hanno idee chiare e sono ottimi musicisti, con il piglio di chi è determinato a non fermarsi ad un solo episodio.

Inizialmente questa band doveva essere un progetto solista del batterista Van Schellenback, ma qualche ripensamento, dovuto probabilmente allo spessore dei brani di cui peraltro è anche autore, lo ha fatto optare per un progetto a lunga scadenza.

Vista la qualità dei risultati, i Bad Rain meritano sicuramente più di qualche attenzione, poichè il loro è un rock moderno, chiaramente strutturato per esibizioni live ad altissimo contenuto energico (in particolare là, dove scorrono fiumi di birra).

Eppure qualche ombra si può intravedere, perché bene o male il sound dei Bad Rain richiama anche gli stereotipi che la loro musica camuffa, essendo comunque derivativa. Ma al contempo band come questa contribuiscono ad iniettare vita ad un’attitudine, nuova linfa ad una musica che ciclicamente viene data per finita.

Una cosa consiglierei ai Bad Rain, esternando un pensiero che da sempre nutro: non insisterei molto a seguire modelli, cercando piuttosto un modo per costruire un suono che sia dei Bad Rain e di nessun altro.

D’altronde per i ragazzi di Seattle degli anni ’90, all’epoca riuniti sotto la bandiera di quello che è stato chiamato “grunge”, è stato più urgente raccontare la loro città ed i loro disagi che non scoppiazzare le band degli anni ’70.

Se poi tante loro iniziali intenzioni siano finite in “un bagno di sangue” pieno d’ipocrisia, è un altro discorso. Come spesso succede, il tempo è galantuomo con chi non si rilassa, con chi lascia ad altri il ripetere una formula di successo (gli AC/DC sono unici e bastano) o gli orgasmi con autotune e l’AI.

Qui ci sono chitarre, tamburi, ugola e muscoli. Ma anche un po’ d’intelligenza. Tutto il resto è solo rock’n’roll. (Mauro Furlan)