ANTON LAMBERT & THANOS POLYMENEAS LIONTIRIS "Tri-n-os"
(2025 )
In un panorama musicale sempre più saturo di estetiche prevedibili, questo ''Tri-n-os'' (uscito per Kohlhaas Records) emerge come un’opera radicale, che sfida la nozione stessa di ascolto.
Il titolo, derivato dal greco antico θρήνος (“lamento”), non è un semplice riferimento poetico: è la chiave di lettura di un progetto che trasforma il lutto in processo sonoro, aperto e instabile.
Qui non c’è narrazione, ma un ecosistema acustico che si genera e si disgrega, evocando la ciclicità del ricordo e la fragilità della memoria.
Il duo Lambert–Polymeneas Liontiris, formatosi ad Atene nel 2023, porta avanti una ricerca che intreccia improvvisazione elettroacustica, feedback controllato e pensiero filosofico.
L’album non si limita a citare concetti: li performa. L’autopoiesi, la capacità di un sistema di produrre e modificare sé stesso, diventa percepibile nell’evoluzione dei suoni, che si comportano come entità autonome, reagendo e mutando in tempo reale.
''The one'' apre con un drone denso, subito fratturato da micro-interferenze: l’unità è illusoria, il suono è già molteplicità. ''Kehre", richiamo heideggeriano alla “svolta”, si avvolge su sé stesso in un moto circolare, come un pensiero che ritorna ossessivamente.
''The hive'' introduce invece una dimensione collettiva: cluster acuti e vibrazioni nervose evocano un alveare elettronico, claustrofobico e vivo. ''A drunk man's next step'' è instabilità pura: oscillazioni imprevedibili, silenzi improvvisi, come un corpo che cerca equilibrio senza trovarlo.
''Voedingsbodem", il cuore dell’album, cresce lentamente come un organismo: droni profondi e frammenti erosi si stratificano fino a saturare lo spazio acustico, mentre ''The they" apre alla presenza dell’altro: voci filtrate emergono tra i droni, destabilizzando la chiusura del sistema.
''Zu handen – vor handen'' riflette la dialettica tra strumento e cosa: pulsazioni funzionali che si congelano in pura materia sonora. ''Hammer hammers knife knives'' è invece fisicità brutale: colpi secchi e feedback taglienti, un gesto sonoro che diventa quasi violenza.
''Liontears'' chiude infine con un lamento infinito: voci riverberanti e droni dissolti in eco, sospendendo l’ascoltatore tra memoria e oblio.
''Tri-n-os'' non è, insomma, musica di sottofondo: è un’esperienza immersiva che richiede attenzione e abbandono. Ogni traccia è un frammento di un processo più ampio, dove il suono non rappresenta il lutto, ma lo compie. È un disco che interroga la nostra relazione con il tempo, la perdita e la ripetizione, trasformando l’ascolto in atto di memoria. (Andrea Rossi)