recensioni dischi
   torna all'elenco


GIORGIO NIELOUD  "Uscita di emergenza"
   (2025 )

L’inverno è alle porte e i brani del cantautore torinese Giorgio Nieloud ci invitano ad accoglierlo con semplicità, al caldo di una piccola stanza illuminata dal fuoco di un camino.

Nove canzoni sincere, dalle melodie limpide e facili da intonare con un gruppo ristretto di amici, formano il suo nuovo LP intitolato “Uscita di emergenza” (17.10.2025, autoproduzione / distribuzione Artist First).

“Queste canzoni sono frutto di un’espressione personale e come tale hanno l’urgenza di esistere e poi, di farsi ascoltare: qui sta l’emergenza di essere un prodotto artistico e musicale prima che commerciale”, svela l’autore.

Vista l’analogia che gli intenditori della canzone d’autore italiana potrebbero trovare tra il titolo del presente album e quello del disco con cui debuttò Rino Gaetano (“Ingresso libero”), Nieloud precisa: “Questo disco non ha la pretesa di ribaltare nulla, ma di essere un’uscita d’emergenza, in primis per chi lo ha composto, e spero anche per chi lo ascolterà”.

Fin dall’inizio dell’ascolto, lo stile musicale colpisce per la chiarezza nella pronuncia delle parole (qualità oggigiorno rara), per la linearità e la scorrevolezza delle melodie e per l’impiego di strumenti musicali tradizionali, tra cui diversi vengono suonati proprio dal cantautore.

Il contenuto dei testi sembra orientato più verso la realtà esterna e quotidiana che verso il proprio mondo interiore, ma è molto probabile che si tratti solo di un’impressione di superficialità, o di una falsa spensieratezza figlia di un sentire piuttosto profondo.

Ogni brano presenta una diversa vicenda, usando specifici abbinamenti strumentali e ritmi. L’autore stesso ammette di aver creato le canzoni in momenti separati e di averle raccolte in un album soltanto in un successivo momento.

In un’intervista, Nieloud dichiara di aver deciso la realizzazione di questo disco quando ha visto “che le canzoni in saccoccia aumentavano”. E, riferendosi di nuovo a Rino Gaetano, spiega: “Il suo primo disco si chiama “Ingresso libero” e non ebbe il successo che meritava, forse perché i brani erano tutti diversi fra loro e mancava un’identità riconoscibile. Un po’ mi ci rivedo”.

Si notano tuttavia nei testi poetici alcune idee ricorrenti, tra le quali la più presente sembra essere la precarietà dei rapporti di coppia, vissuta e accettata come parte della normalità. Lo si viene a capire già dal titolo della terza traccia, “Per un momento”, con il suo sognante ritornello “Per un momento/ Hai fermato il tempo”…

Il brano “Triste o felice” racconta poi di una donna dai sentimenti poco affidabili, che l’autore chiama “figlia dell’anarchia” e “regina del suo tempo”, facendo anche riferimento a “questa vita che ci ha unito e brutalmente ci ha diviso”.

Non solo la donna va via, ma anche l’uomo è poco sicuro di poter rimanere. Ciò accade in brani come “George Bailey” (personaggio del film “La vita è meravigliosa” di Frank Capra, 1946), in cui si dice “Se domani scappo, tu dai non impazzire,/ Ci siamo divertiti/ E quel che conta è che lo rifarei”, mentre nella canzone intitolata “Errori”, sentiamo le frasi “Se non dovessi più tornare,/ Saprai che ci ho provato”.

Un rovesciamento dell’immaginario tradizionale – forse necessario proprio per poter rendere meno dolorose le separazioni, come fa la volpe nella nota favola di Esopo “La volpe e l’uva” – si tenta nel testo della canzone “Il vedovo e il pianista”, in cui viene detto: “Ma gli amori più belli sono quelli più corti,/ Sono i primi che Dio vuol con sé”.

Anche la storia di “Lucia e Lorenzo” riguarda la vita quotidiana di una coppia. Lui lavora in tintoria, lei ha un bambino (nel testo viene precisato “il suo bambino”, quindi non il loro) ed è presente anche un “padre steso sul divano”. Il fatto che ai due vengano attribuiti dei nomi propri fa assomigliare il brano a un romanzo in rima e fa nascere nella mente di chi ascolta la curiosità di sentire come procede la vicenda. Sembra che anche Lorenzo ad un certo punto se ne vada, mentre Lucia rimane a casa a guardar dalla finestra “una moto che non c’era”.

Se si ascolta con attenzione l’intero disco, si nota che un riferimento a Lucia compare anche in un’altra canzone… il cui titolo non lo sveliamo, per non guastarvi la sorpresa.

Pare che tra i testi ce ne sia anche uno di denuncia sociale, una poesia sarcastica intitolata “Ladri di pollo”, nella quale probabilmente viene puntato il dito verso le punizioni sproporzionate rispetto alla natura del reato commesso, a volte applicate a persone innocenti. Verso la fine della canzone, sentiamo l’ironico slogan “Libertà per i ladri di pollo!”, scandito come in una manifestazione popolare.

Suggestivo in “Ladri di pollo” è il verso “A casa avevo le patate al forno”, un riferimento quindi al mondo alimentare e alle sensazioni gustative e tattili tipiche di un ambiente casalingo abitato da persone della vita di tutti i giorni… A completarlo vengono dei versi di altri brani dell’album, per esempio il “Tornare a casa e trovare qualcosa da scaldare” oppure il “Farai tornare i miei su dal paese”, presenti entrambi nella canzone dal titolo “Autunno”.

Il brano “Autunno” è ricco d’immagini visive e – per via del modo in cui vengono elencate le caratteristiche della stagione autunnale – ricorda forse le poesie in stile ottocentesco che i bambini di una volta trovavano sui libri scolastici. L’autunno, a cui ci si rivolge in seconda persona singolare come fosse una persona, arriva così: “con le tue fabbriche occupate”, “con le tue coppie che si sfiorano sotto la pioggia”, “con i tuoi morti e con le tue vendemmie” e con “un mucchio di foglie a bordo strada”.

A concludere il disco è il “Campi di provincia”, vero e proprio inno calcistico delle persone comuni ed economicamente modeste. “Nei campi di provincia non si perde mai”, recita il ritornello, ricordandoci che laddove la passione sopravanza la competizione, si è tutti vincitori.

I ritmi sono classici e ben definiti, variando tra il valzer (presente per esempio ne “Il vedovo e il pianista”) e le danze latino-americane (come in “Triste o felice”), fino allo swing del brano “Autunno”.

Tra gli strumenti utilizzati – oltre alle chitarre, alle batterie, al basso e al contrabbasso – si notano in particolare il pianoforte e il mandolino, che imprimono un’aria romantica e nostalgica a “Il vedovo e il pianista”, gli archi che donano ancora più spessore all’eco della voce e delle chitarre in “Errori” e il corno che in “Autunno”, come nel “Freischütz” di Weber, fa ricordare la stagione della caccia.

Buon ascolto! (Magda Vasilescu)