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VINCENZO CERVELLI  "Psicoanalitika"
   (2023 )

Cantante e autore rock originario di Roma e residente da tanti anni in Molise, Vincenzo Cervelli faceva parte del gruppo Acid Tales, con cui si è esibito in molti live producendo anche un EP dal titolo “Here comes the storm”.

Purtroppo il gruppo si è sciolto, ma Cervelli non ha mollato e ha portato avanti la sua attività solistica e cantautorale affiancato da Rossano Menna, il chitarrista della band.

I due musicisti, oltre a continuare le esibizioni dal vivo, hanno dato alla luce negli ultimi anni ben tre album: “Hello, here I am” (2022), “Psicoanalitika” (2023) e “Acid tales” (intitolato con il nome della ex band e uscito nel 2024).

“Psicoanalitika” – disco prodotto due anni fa da QuartiereMusica – viene presentato dal suo autore come progetto un po’ “schizofrenico”, ispirato forse alla musica di Lou Reed.

Noi invece lo reputiamo un album piuttosto coerente e sostanzialmente equilibrato, nel quale la voce potente, graffiante e a volte molto calda del Cervelli e gli arrangiamenti strumentali realizzati insieme al sempre fedele Rossano Menna conferiscono all’opera un’identità ben definita.

I sottogeneri musicali adottati nei diversi brani spaziano tra rock & roll, blues, hard e heavy metal, e il carattere ritmico-melodico delle canzoni varia a seconda dei concetti che s’intendono esprimere anche per mezzo dei testi poetici: ci sono brani dall’atmosfera più serena e ottimista, come nel caso di “I can” o “Life”, brani cupi e persino inquietanti come “Rigmarole” (“Filastrocca”, una drammatica filastrocca) o “Anger” (“Rabbia”), mentre la nostalgia e il romanticismo sono a casa loro in canzoni come “Too late”, “Red”, “Nothing” o “Goodbye”.

Oltre alle chitarre e alla batteria, in “Psicoanalitika” vengono impiegati anche degli strumenti più classici – come il pianoforte e il violoncello – che imprimono una nota meditativa e un tocco di raffinatezza ad alcune parti introduttive. E ad amplificare l’atmosfera notturna suggerita dalla copertina dell’album contribuiscono alcuni suoni elettronici che imitano il verso dei grilli, presenti soprattutto nel tenebroso “Anger”.

I testi poetici degli 11 brani che formano l’album, tutti cantati in lingua inglese con una pronuncia quasi perfetta, sono accompagnati dalle rispettive traduzioni in italiano. Chi ancora non ha il disco in copia fisica, le può leggere sul portale Rockit. Consigliamo la lettura in italiano durante l’ascolto dei brani originali in inglese.

Sono testi profondi, a volte attraversati da un realistico senso di amarezza, frutto di una lunga esperienza di vita… Come si evince dal titolo dell’album, l’autore cerca di affrontare il lato oscuro di sé stesso e probabilmente di uccidere le parti cattive della propria anima: è forse così che va inteso il testo del brano “Anger” (“Rabbia”), nonostante la ripetizione del verbo “kill” all’imperativo possa sembrare un’istigazione a uccidere altre persone.

Un’idea simile – quella per cui gli impulsi inconsci a volte agiscono indipendentemente dalla volontà cosciente – è presente in “Dislocation” (“Ma non ti preoccupare per quello che faccio,/Perché non è mai quello che voglio”), mentre il testo del brano “Strange!” che apre l’album sembra una metafora della difficoltà di vivere in un mondo sempre più strano e freddo: “… day after day, the water is turning into ice”.

Nel recitativo intitolato “Nothing (part one)” possiamo ascoltare una seria riflessione sulla mancanza di senso e di guida nella vita, sulla rabbia che sale per via del “povero orgoglio” e su una possibile scelta estrema di uccidersi. Tuttavia, il “part one” fra le parentesi fa sperare che il momento di porre fine al tutto non sia ancora arrivato; ce lo dimostra anche il successo di cui gode “Acid tales”, album uscito un anno dopo “Psicoanalitika”: un’evoluzione artistica ascendente e lodevole per un musicista non più alle prime armi.

Interessante la canzone dal titolo “Red”, dedicata dall’autore a sua cugina Maria, nel cui testo il colore rosso non fa riferimento al sangue perso da chi sta per morire (come ci potrebbe far credere il pessimismo che caratterizza diversi altri brani del disco), bensì al vestito di velluto rosso indossato da una donna, probabilmente metafora della vita. È una rock ballad in cui si può intuire il ritmo ternario di un valzer, da ballare in abito rosso da sera. Questo valzer però non dura in eterno, ma scivola via come la vita: “Into my hard, something is slipping away”.

E proprio perché ci è dato vivere una volta sola, la vita non va sprecata: “E io guardavo senza vedere”, viene detto con rammarico nel brano “Too late”, mentre il testo di “I can” consiglia: “Non pensare di scappare via,/ Non uccidere i tuoi sogni”.

Buon ascolto! (Magda Vasilescu)