POTENA "Vernici"
(2025 )
Uscito per Alka Records Label, “Vernici” è il quinto album del cantautore Massimiliano Potena. Le dieci canzoni lo inscrivono in un riconoscibile pop italiano, quello con un po' di chitarra elettrica che gli dà un po' di verve rock.
Le canzoni sono scritte seguendo la struttura che valorizza i ritornelli, pensati per essere facilmente memorizzabili. Un esempio ben funzionante in questo senso è “Giugno”, pezzo uptempo dedicato al sesto mese dell'anno come fosse una persona: “Giugno mi fai tremare quando ti guardo, (...) quando ascolti il mio cuore e mi trafiggi dentro. Giugno fammi morire, sei una divinità che riaffiora dal mare (…) come il canto ammaliante di sirene che tu mi fai sentire, tu mi fai provare, giugno!”. Il ritornello incalza sulle parole “Tu mi fai sentire, tu mi fai provare, giugno!”.
Il singolo dell'album è “Venere”, che apre il disco con parole di desiderio per un amore passeggero: “Ti troverò tra sudore e polvere di giorni andati per vivere. Quando ti vedo, non so perché, dalle lenzuola risorgere, io non riesco a resistere, a cedere. E ferma lì davanti a me come Venere, mi stupirai, mi avvolgerai in tenere mani di Venere. Certo lo so, non sarai mai quella per me. Mi lascerai tra ricordi e promesse di nuove notti d'attendere”.
Altro pezzo deciso è “Colpiscimi”, mentre “La tua voce” è il classico pezzo rock melodico con l'incedere dritto che vedrei benissimo sul palco di Sanremo, con quella telecamera che fa le carrellate ossessive attorno al cantante (ma perché lo fanno sempre?).
“Venice Beach” è scritta con i criteri del pop contemporaneo, quello con tante parole cantate veloci su poche note ribattute e tanti riferimenti culturali: “Faccio due passi con Morrison (…) vestito come James Dean”. Ma Potena non canta impastando la lingua, come fa il buon Tananai...
Se le orecchie non m'ingannano, il luminoso brano in 6/8 “Senza risposte” nasconde nelle strofe degli interventi di duduk, strumento a fiato mediorientale diventato famoso al popolo grazie alle colonne sonore di “Dune”. E fa sempre il suo effetto.
Invece è sopra una chitarra acustica che scorre l'altro pezzo in 6/8, “Acqua salata”, impreziosita da un assolo di tromba. Significativa la canzone “Vernice”, la quasi-titletrack che ci raggiunge da tante riflessioni sintetizzate: “Cerchi l'umanità tra il pc e la cucina (…) La solidarietà, la doccia calda di mattina, e la tua dignità, basta un po' di vernice, è giù in cantina (…) E naufragare anche se tu sai nuotare. Puoi colorare un oceano di vernice ed essere felice. Ora hai bisogno di più di quella dose di endorfina, della vitalità che esplodeva nel cuore nell'officina”.
Potena chiude l'album con una scena quotidiana, fatta del temporaneo distacco per lavoro: “E non si vive solo di lavoro, le rose ed il pane, però quel treno mi allontana ogni volta da te. Vorrei fermare il tempo che ora ci rimane, per non pensare che avrò voglia di te, ancora voglia di te”.
La musica di Potena è un balsamo per chi cerca la musica italiana, quella amichevole e leggera che non scade nella superficialità, ma neppure chiede di prendere a testate il muro. Una comfort zone. (Gilberto Ongaro)