recensioni dischi
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EMILIANO D'AURIA  "Meanwhile"
   (2025 )

Seguito di “The Baggage Room”, “Meanwhile” è il nuovo lavoro di Emiliano D'Auria, uscito per Via Veneto Jazz. Il disco precedente si ispirava agli immigrati negli Stati Uniti, che giungevano a Ellis Island. Questo invece prende spunto dalla fase successiva, dall'immaginare come si siano sviluppati i futuri dei nuovi statunitensi.

Le composizioni seguono lo stesso schema: temi costruiti su progressioni eleganti, che favoriscono l'improvvisazione solista dei musicisti. Per questo nuovo album, il pianista di Ascoli Piceno (ora di stanza a New York) continua ad essere affiancato dal trombettista Philip Dizack come in “The Baggage Room”, ma cambiano gli altri tre componenti. Al sax troviamo Godwin Louis, al contrabbasso Jacopo Ferrazza e alla batteria Joe Dyson.

La titletrack è il terzo brano e ci fa ascoltare una melodia malinconica di tromba, seguita dal sax in maniera contrappuntistica. I due fiati vengono lasciati soli per quasi metà del pezzo, poi li raggiungono gli altri tre.

Ci sono tre brevi tracce che fungono da intermezzi, chiamati “Entr'Act”, e sono brevi esperimenti dissonanti, quando non apertamente cacofonici, e mostrano la capacità dei musicisti di imboccare anche una via più sperimentale, distanziandosi momentaneamente dal più classico jazz newyorchese conciliante.

Si passa da episodi fortemente ritmati come “Embracing the Question” e “Half Dreaming” a esempi più riflessivi come “Savoring Life's Journey”, avviata da D'Auria ai tasti bianchi e neri, che nell'assolo centrale sembra per qualche battuta ammiccare a un certo classicismo europeo, ben presto abbandonato per tornare nei ranghi della Grande Mela.

“Meanwhile” è un disco dai diversi colori, che unendo musicisti statunitensi ed europei rappresenta simbolicamente l'interculturalità, elemento da sempre caratterizzante del jazz. (Gilberto Ongaro)