recensioni dischi
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VERDENA  "Requiem"
   (2007 )

Lo ammetto: stimo i Verdena molto più di alcuni gruppi d'oltre oceano (o d'oltre Manica) che tanto vanno di moda nei circuiti rock. In questi 15 anni (dagli esordi del '92), o, se preferite, in questi 8 (sono queste infatti le stagioni passate dall'uscita del loro primo album omonimo del '99), ci hanno regalato musica vera, senza fraintendimenti, senza speculazioni, senza mezze misure. Un messaggio autentico, in mezzo a tante proposte preconfezionate e tutte uguali l'una all'altra. Da Albino, comune di circa 16.000 abitanti in provincia di Bergamo, i fratelli Alberto e Luca Ferrari, insieme alla fidata Roberta Sammarelli, ci hanno preso per mano mostrandoci come, in fondo, la semplicità è la forza della musica. E che, viceversa, la scontatezza non è, e non deve essere mai, confusa (appunto) con la semplicità. Hanno fatto la gavetta, quella vera, quella che Babyshambles o Arctic Monkeys non sanno nemmeno cosa sia, come quella volta ad Empoli nel '97 che, ad una delle prime uscite "lontano da casa", si ritrovarono davanti ad un pubblico composto solamente da due ragazzi che, per di più, stettero per tutto il tempo a sbaciucchiarsi, andandosene via prima della fine del concerto. Nulla, al confronto del seguito sempre crescente che hanno saputo meritarsi nel tempo questi 3 ragazzi, e che ora verrà ulteriormente rinforzato da questo nuovo disco, ancora una volta sorprendente e, ancora una volta, innovativo nella semplicità. Alcuni episodi sono già da futuro greatest hits, come "Angie", prodotta con Sua Maestà Mauro Pagani, che nelle sonorità ricorda addirittura i Beatles, o come la poesia di "Canos", arpeggiata come mai i 3 ci avevano proposto sinora. Se il primo singolo estratto, "Muori Delay", è come un ideale passaggio dai vecchi ai nuovi Verdena, la perla assoluta è però la conclusiva "Sotto prescrizione del dottor Huxley", che nei suoi oltre 12 minuti cambia le carte in tavola più volte senza, per questo, risultare minimamente pesante. C'è in verità anche una susseguente ghost track, che altro non è che una breve versione... al contrario del noto canto di chiesa "Santa Maria del Cammino". Ironia, verso i tanti pseudo "messaggi satanici" del passato. Se amate il rock, spendete un po' di tempo con i Verdena, piuttosto che, come si diceva in apertura, inseguire l'ultimo gruppo cult londinese o newyorkese. Correrete il rischio di godere di più. (Andrea Rossi)