recensioni dischi
   torna all'elenco


MAGNAPASTA  "I grandi cambiamenti"
   (2006 )

Quanto materiale c'è dentro questo nuovo disco dei Magnapasta... Molti loro colleghi (compresi alcuni illustri), con le idee contenute in questo disco c'avrebbero fatto non un album ma 2 o addirittura 3... Dalla tammurriata del 'Prologo' allo scatenato funk di 'Non è come me', dal mid-time de 'I grandi cambiamenti' al pop di 'Gli anni son volati', dall'intro "disco" di 'Senza sapè' sino addirittura al rap della conclusiva 'Chi ni si tu'. Un grande disco, senz'ombra di dubbio, questo terzo della loro carriera, dopo l'autoproduzione di 'Maronna mia' nel 2001 e l'omonimo 'Magnapasta' del 2003. I fan della prima ora erano un po' spaventati dall'approdo dei propri beniamini presso una major (il cd è uscito per la Emi), ma sin dal primo ascolto si evince come questi timori fossero del tutto infondati. I Magnapasta sono sempre gli stessi. Hanno, forse, potabilizzato ancor più la propria proposta, senza per questa scendere a patti o, men che meno, svilirla in alcun modo. L'idea originale della band era ed è quella di racchiudere il maggior numero possibile di influenze e contaminazioni: nel 2000 a Firenze si riunirono musicisti provenienti da ogni parte del centro-sud, decidendo di proporre l'energia e la vitalità della musica popolare meridionale italiana sotto la lente d'ingrandimento delle nuove sonorità, aggiungendo spruzzate di jazz, funk, rock, ed ora, come detto, anche rap. Per quanto riguarda le liriche, viene impiegato il dialetto come lingua universale, e parimenti l’italiano come 'nuovo dialetto', in questo mondo globalizzato del nuovo millennio. Non c'è limite ai Magnapasta, sotto tutti i punti di vista: è ancora più chiaro dal vivo, dove i ragazzi esternano la propria proposta amplificandola all'estremo. Chi ha qualche capello bianco sul capo potrà abbozzare arguti parallelismi con i Napoli Centrale e la Nuova Compagnia di Canto Popolare (il gruppo ha spesso lavorato con Eugenio Bennato). Chi è invece più giovane apprezzerà semplicemente questa musica, così com'è, gustandone la varietà e la validità della proposta. Non so dirvi quale delle due situazioni sia preferibile o più giusta. Sta di fatto che il risultato, alfine, è lo stesso. Questo è un disco da amare. E, credetemi, non si fa alcuna fatica a farlo. (Andrea Rossi)