recensioni dischi
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NEIL YOUNG  "Freedom"
   (1989 )

“Freedom” è il disco della redenzione, il ritorno di Neil Young alla ribalta. Viene alla luce nel 1989, alla fine di un decennio in cui Neil cercò di distruggere il suo mito, abbracciando nuovi generi: dall’elettronica di “Trans” al rockabilly di “Everybody’s Rocking”, senza però lasciare il segno. Esce non a caso nel 1989, sull’onda degli eventi che portarono un vento di libertà in diverse parti del mondo. L’anthem trainante è infatti la celeberrima “Rockin’ in the Free World”: un pezzo tirato come ai bei tempi, sfrondato da qualsiasi retorica, con un testo rappresentante l’America targata Reagan-Bush come una terra desolata, pronta a incendiarsi. Un brano che ha fatto epoca, specialmente nella devastante versione datagli da Neil al “Saturday Night Live”, sigillo alla sua resurrezione. L’anno di uscita è significativo anche per il contesto musicale del periodo: l’alternative americano si appresta ad affiorare in superficie, e Neil Young ne è l’indiscusso ispiratore. Non a caso Sonic Youth, Pixies e Dinosaur Jr omaggiano quell’anno il Canadese nel tributo “The Bridge”. Il sound di “Freedom” è estremamente variegato ed eclettico. Gli assalti elettrici che avvolgeranno il successivo “Ragged Glory” – vera e propria pietra miliare della stagione grunge – sono limitati alla già citata “Rockin’ in the Free World”, ai riff al vetriolo nella distorta “Don’t Cry” e all’assolo che suggella l’innodica “No More”. La vena politica è presente nella dylaniana “Crime In The City (Sixty to Zero Pt. 1)”, strascicato affresco della decadenza di certe metropoli americane. Tale episodio è a dir poco maestoso, e deraglia verso inusitati lidi folk-jazz. Altrove Neil ripercorre i bucolici sentieri di “Harvest”, in ballate sopraffine come “Too Far Gone”, “Hangin’ on a Limb”, o la marziale “The Ways of Love”, accompagnato in queste ultime dalla suadente voce di Nicolette Larson. Ma l’uomo dell’Ontario sa incantare senza dover per forza riannodare i fili del passato. In tal senso è splendida la vena soul/blues che sorregge sia “Wrecking Ball”, sia la cover di “On Broadway” dei Drifters, laddove la visionaria “Eldorado” aggiorna le atmosfere di "Zuma” con squisiti elementi spagnoleggianti. Ammaliante quanto un tramonto sulla West Coast. (Junio Murgia)