recensioni dischi
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MARILLION  "Misplaced childhood"
   (1985 )

Dicevano che assomigliavano troppo ai Genesis (quelli anni '70, sia chiaro). Che va bene seguire l'onda del rock progressive di cui la band di "The lamb lies down on Broadway" era stato leader, ma addirittura trovare un vocalist che sembrava nato dall'accoppiamento tra Phil Collins e Peter Gabriel, insomma. Qualche album amato dagli appassionati del genere, poi Fish lo disse proprio, nella Perfect Song dell'anno. "Kayleigh I'm still trying to write a love song", cantava, e forse ci riuscì in pieno. Non per riportare a casa l'amata, che nel video non accetta i fiori che lui le fa avere tramite bambino - magari corrotto con qualche caramella al pudding? -, ma per lanciare i Marillion nell'Olimpo delle classifiche forse sì. Una serie di singoli azzeccati ("Lavender" e "Heart of Lothian", in fin dei conti, poco avevano da invidiare alla sorellina maggiore) nel lato A, e una suite meno commerciale, ma ugualmente azzeccata, nel lato B. Che terminava con "Childhood's end", la fine dell'infanzia. Disco raffinato, che aprì le porte del successo globale a Fish - per favore, non confondetelo con l'italico rapper - e soci. Sarebbe durato poco: un "Clutching at straws" meno preparato del precedente lavoro a scalare le charts, e le velleità soliste di Fish a chiudere la parentesi. Di lui se ne sarebbero perse le tracce, mentre il gruppo avrebbe trovato un altro vocalist (Steve Hogarth), e avrebbe continuato a seguire le orme dei Padri. Ma 'Kayleigh', in una compilation da spedire ai marziani per provare di cosa sia capace l'uomo con in mano una chitarra e davanti ad un microfono, ci starebbe eccome. (Enrico Faggiano)