ROBERTO CELI "Vibrando"
(2006 )
Il vibrafono è uno strumento musicale a percussione della famiglia degli idiofoni a suono
determinato. Non sto facendo sfoggio di cultura, tutt'altro: l'ho preso pari pari da
Wikipedia. Questo strumento, inventato negli Stati Uniti nel 1921, è composto da lamelle
in metallo che ne costituiscono i tasti, percossi da battenti con la testa in gomma o feltro. Il
suono di ogni tasto viene amplificato da un tubo metallico posto al di sotto del tasto
stesso, chiamato anche risuonatore tubolare o canna di risonanza. Un'elica posta in cima
ad ogni tubo viene fatta ruotare tramite un motore elettrico a velocità controllabile: questo
congegno varia l'intensità del suono emesso in relazione alla velocità del motore,
generando l'effetto vibrato. C'è poi un pedale di "smorzamento", simile a quello presente
sul pianoforte, che consente all'esecutore di intervenire sulla lunghezza della nota
prodotta. I vibrafoni hanno molte caratteristiche comuni con lo
xilofono, nel quale i tasti sono sempre in metallo ma senza amplificazione, e con il
marimba che ha tasti in legno. Il suono caldo di questo strumento lo rende molto adatto
alla musica jazz, ma anche alla musica leggera. Questa premessa era doverosa, perché
recensire il cd di un virtuoso del vibrafono non è come commentare il disco di un
chitarrista o di un pianista, strumenti che non molti sanno suonare bene ma che tutti, più o
meno, conoscono. Molti, invece, non sanno nemmeno come sia fatto un vibrafono. Anch'io
ne sapevo poco, sinceramente, ed ecco spiegata Wikipedia e tutto il resto. C'è parecchio
stupore, quindi, da parte mia, per le potenzialità di questo strumento: il vibrafono non ha per nulla
un suono ripetitivo, o costretto ad un singolo genere musicale. I 4 brani di questo E.P.
(selezionato tra gli otto finalisti del PREMIO TOAST per il M.E.I. 2006) ne sono la prova
lampante. La title track (con, al contrabbasso acustico, Claudia Natili dei Jazz Cats
Combo, ottimo quartetto jazz tutto al femminile) è una sperimentazione jazz di straordinaria
linearità, fruibile anche da chi non fa del jazz esattamente la propria religione, mentre il
seguente "Searching" è puro pop, anche grazie all'entrata in campo della batteria. Viene
poi "Carriage in the sky", ipnotico e sognante brano d'atmosfera, seguito infine da "Fiesta
sempre", omaggio alle sonorità messicane. Alla faccia di chi pensa che il vibrafono non sia
uno strumento minimamente duttile e variegato, Roberto Celi ci presenta un E.P. straordinariamente
equilibrato e, al tempo stesso, vario e diverso in ogni propria composizione. Allievo di
Daniele Di Gregorio (nome noto per chi ama Paolo Conte), il reggiano Celi (laureato in sociologia) ama evidentemente le contaminazioni: ha contribuito, tra l'altro, ad un disco rock come "Toilette memoria" di Moltheni, a 4 album del songwriter gallese Brychan, e, quando può, suona pure la batteria in diverse cover band. Di tutto, di più, insomma, senza badare a paletti o recinzioni. La musica, nella sua più totale poliedricità. Fate un esperimento: infilate "Searching" in una vostra compilation, tra (che ne so) Tiziano Ferro e Shakira. Nessuno, vedrete, salterà sulla sedia gridando: "E questa che roba è?". Sarà già una piccola vittoria. (Andrea Rossi)