recensioni dischi
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APOSTHOLI  "Un'isola senza sole"
   (2007 )

Se il progressive italiano è, ancor oggi, ricercatissimo e valutatissimo in tutto il mondo, un motivo ci dovrà pur essere. Gruppi come Premiata Forneria Marconi, Banco del Mutuo Soccorso, Museo Rosenbach, Delirium, Balletto di Bronzo, Le Orme, New Trolls, Il Rovescio della Medaglia, Garybaldi, Perigeo, Locanda delle Fate, Osanna, Latte & Miele e Area hanno, ancora oggi, un seguito eccezionale, e le loro opere non conoscono davvero età. Questo, come si diceva, in tutto il mondo: anzi, più all'estero che nella stessa Italia. Siamo, evidentemente, davanti a qualcosa di indimenticabile, di unico ed irripetibile. La stagione del prog tricolore è stata, nel corso degli anni settanta, seconda solo a quella inglese, sia per quanto riguarda il successo nel mondo che, soprattutto, in quanto a qualità. Evidentemente il movimento progressive ed il nostro Stivale avevano parecchio in comune: non è un caso che molte grandi band inglesi (Van Der Graaf Generator, Gentle Giant, soprattutto i Genesis) furono scoperte dal pubblico italiano prima di affermarsi in modo deciso in patria. In questo contesto, in un tale periodo di fulgore creativo, nascevano i vicentini Apostholi, attivi addirittura dal 1964, suonando già nel 1967 al mitico Piper di Roma. Questo è il loro primo lavoro, dato alle stampe per la prima volta nel 1972, e reinterpretato nell'83: in quell'occasione fu edito in sole 500 copie come stampa privata, ed è a questa "seconda interpretazione" che è affidata la nuova ristampa, quella odierna su cd. Nel frattempo, nel '79, il lavoro era stato seguito dal secondo ed ultimo album della band, "Ho smesso di vivere". "Un'isola senza sole" è, in assoluto, uno dei piu' rari LP di progressive italiano. Come sapranno i più addentro, tra voi, della materia "rarità discografiche" (e come si può facilmente scoprire in giro su internet), non si trovano prezzi da capogiro per i dischi di gruppi e cantanti famosi: venendo al prog italiano, i prezzi più alti non li raggiungono quindi i dischi del Banco (eccettuato il primo Lp nella sua speciale edizione con copertina sagomata a salvadanaio), delle Orme o della Pfm, perché questi gruppi sono stati i best sellers nel loro genere. Per trovare reperti ipercostosi bisogna cercare tra gli artisti meno conosciuti o tra quelli proprio ignorati all'epoca e conosciuti oggi solo da addetti ai lavori e collezionisti incalliti. Del primo gruppo fanno parte il Museo Rosenbach ed il suo "Zarathustra", ricercatissimo anche all'estero (quotato circa 300 euro), i Pholas Dactylus, con l'originalissimo "Concerto delle menti" (circa 350 euro) ed il Balletto di Bronzo, il cui vinile, lo straordinario "Siro 2222", disco d'esordio del 1970, vale addirittura 900 euro. Ma il disco di cui stiamo parlando oggi ha ancor più valore. Questo "Un'isola senza sole", nell'originaria versione in vinile del '72 (codice Casedil RGRLP 003), ha una quotazione intorno ai... 1250 euro. Merito, quindi, all'ottima etichetta M.P. & Records, un'autentica associazione culturale, che si è presa carico dell'impresa, ripulendo i master originali dell'83 per riportare l'opera al giusto splendore. L'album è straordinariamente accurato negli arrangiamenti, che rimandano direttamente ai dioscuri del genere: Pfm, certo, ma anche e soprattutto Delirium, con i quali gli Apostholi condividevano soprattutto l'utilizzo del flauto traverso, a guisa di quanto prodotto dall'allora menestrello Ivano Fossati (ascoltatevi "Beneficenza" o, soprattutto, il 2° brano del cd, "Pomeriggio ad Acquasparta", ricavato da un testo di Enrico Kotterl). Ora i tre componenti degli attuali Apostholi (Walter Bottazzi, Paolo Savegnago e Roberto "Bimbo" Trentin, manca all’appello l’allora pianista Giuliano Fracasso, oggi direttore d'orchestra) hanno ripreso il proprio cammino live, a dimostrare che, dopo oltre 40 anni, la voglia di fare buona musica non è ancora passata. E, a noi, non è ancora passata la voglia di ascoltarla. (Andrea Rossi)