recensioni dischi
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SADE  "Diamond life"
   (1984 )

Ah, gli '80. Bastava un sassofono, in certi casi, per far passare come raffinate le nefandezze più incredibili. Un duo tedesco, gli Hong Kong Syndikat, avrebbero sassofonato un po', nuotato nudi in una vetrina di negozio per il video, e fatto boom con "Too much", qualche tempo dopo. Ma c'era poi chi raffinato lo era davvero. Sade era in effetti il nome di una band, ma troppo semplice collegare il nome a Helen Folasade Adu, voce colored con trecciona incorporata che, dalla Nigeria, capitanava un prodotto che voleva andare ben al di là della British Invasion. Atmosfere soffuse, video girati in pub fumosi, la soluzione per chi non riusciva ad accettare un mondo fatto solo di "Wild boys". Una raffica di singoli azzeccati ("Your love is king", "Smooth operator", "Hang on to your love"), e l'attizzare di una bellezza che proprio non ne voleva sapere di essere sboccata e kitsch come tante altre dell'epoca. Classe, forse alla lunga un po' soporifera, ma classe. Per vederne almeno una coscia si sarebbe dovuto aspettare, anni dopo, il suo rotolarsi su una spiaggia in "Love is stronger than pride", quando mediterraneizzò il suo sound per un eccellente album che caratterizzò il 1988. Ma, per lei, bastava davvero la voce. (Enrico Faggiano)