recensioni dischi
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MICHAEL CRETU  "The invisible man"
   (1985 )

L'atroce dilemma di non sapere cosa fare da grande. 28 anni, di origine romena, aveva già alle spalle qualsiasi cosa: lavori con Boney M, tanto studio di registrazione con un trio di femminucce, tali Arabesque, che avevano spopolato in Giappone ma soprattutto, per un terzo, nel suo cuoricino, con la giovin Sandra Lauer a diventare la sua amichetta. Ci aveva provato anche per conto suo due volte, senza sapere bene che strada percorrere. Poi, in un colpo solo, arrivarono due numeri uno: il primo fu per la sua fidanzatina, a cui fece cantare di non essere Maria Magdalena; il secondo fu il suo, con una "Samurai" che fece il giro d'Europa. Ne scaturì anche un album, uscito in doppia versione - germanico per il mercato teutonico, inglese per il mercato continentale - con svariate cose che facevano capire che, tutto sommato, Michelino nostro stava trovando la strada. Da un lato le cose più commerciali, fatte di quel pop elettronico dai toni epici e ad alto ritmo che avrebbe passato alla futurmogliettina Sandra; dall'altro lato, atmosfere più strumentali, o più rarefatte (citofonare "Silver water", o "Schwarzer engel" in originale) che sarebbero poi tornate utili a breve. Si ascolta, forse se non si è appassionati alla materia magari alla lunga ci si annoia, ma a Cretu la cosa importava poco: avrebbe avuto altre reincarnazioni (una "Gambit" l'anno successivo per vedere se poteva starci anche lui, nelle dance parade dell'epoca, un gruppettino di amici chiamato "Moti Special", collaborazioni varie ed eventuali) prima di avere l'idea che gli cambiò la vita. Discoteca a cui aggiungere canti gregoriani: l'Enigma gli si sarebbe posto innanzi 5 anni dopo, per ora c'era solo il ricordo di quei riflettori per sé e i soldini che gli portava a casa - grazie anche alle canzoni che lui le scriveva - la Signora Cretu. (Enrico Faggiano)