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FOO FIGHTERS  "Echoes, silence, patience and grace"
   (2007 )

Recensire 'Echoes, Silence, Patience and Grace' ha richiesto del tempo. Secondo il sottoscritto, ogni recensione dovrebbe uscire in ritardo, poiché un album non può essere ascoltato ed analizzato in ventiquattr'ore. Parliamo dei Foo Fighters. Lasciamo perdere i soliti e banali cappelli introduttivi sui trascorsi del cantante della band; tutti lo conoscono. Questo ultimo lavoro dei Foos non si discosta molto dal precedente ('In Your Honor'), anzi, al primo ascolto, sembra un mix fra il cd elettrico e l'acustico del penultimo. Grazie al supporto di Gil Norton dietro il mixer, ricorda 'The colour and the shape', il reale primo album della band. L'opera apre con 'The Pretender', mega-singolo al testosterone che strizza l'occhio ad 'All my life' (il videoclip è a dir poco terribile), ma non convince, se non la massa accaldata dei concerti. La struttura delle canzoni è reciprocamente simile: un inizio lento e un finale più tirato, piacevoli ma senza carattere ('Let It Die', 'Come Alive', 'But Honestly'). 'Erase/Replace' è l'unica pillola hard rock del concept. Arrivato a questa traccia, ci rimango male e vorrei spegnere il lettore, ma ,come diceva mia madre quando ero bambino: ”non ti può fare schifo, se non lo hai assaggiato”. E così mi assorbo il Foo-polpettone. Fortunatamente la mamma è sempre la mamma. 'Long Road To Ruin', 'Cheer Up Boys' e l'ironica bluegrass strumentale di 'The Ballad Of Beconsfield', omaggio ad una coppia di minatori rimasti bloccati in una miniera per una settimana ascoltando gli album di Grohl & Co., risollevano le sorti dell'album. 'Statues' sembra cantata da Paul McCartney: atmosfera vintage, archi, chitarre in secondo piano, noia in primo. 'Home', pur ricalcando lo stile del suddetto brano, è di una spanna superiore alle normali canzoni strappalacrime a cui i rocker, da anni, ci hanno abituati. 'Echoes, Silence, Patience and Grace' lascia scontenti un po' tutti: chi pensava in una maturità artistica della band non l'ha trovata, chi aspettava gli sfarzi gloriosi del loro esordio, neppure. E' un album di coesione minima, non per l'alternanza acustico/elettrico della tracklist, adoro l'anti-fossilizzazione di genere, ma un senso sì, quello dovrebbe essere insito in ogni artista. Questo capitolo dei guerrieri dei Foo non è da bocciare. Rimandato a settembre. (Dr.Matteo Preabianca)