recensioni dischi
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PET SHOP BOYS  "Very"
   (1993 )

Il mondo stava iniziando a girare loro le spalle. Un po' di sana autocritica sarebbe anche servita, dato che i cattivoni preferivano restare sulle proprie posizioni senza guardare quello che, musicalmente, gli stava capitando attorno. L'America aveva virato verso il grunge, e non aveva accettato il parziale outing sessuale di Neil Tennant, mentre l'Europa li guardava ancora, ma senza la stessa passione di un quinquennio prima. Serviva quindi qualche escamotage per riuscire a restare sulla cresta dell'onda, o almeno evitare di essere immediatamente disarcionati. "Very" alzava fortemente i ritmi, almeno per molte tracce, andando ad accelerare le battute rispetto al precedente, autunnale "Behaviour", e mostrava un tentativo di adeguarsi alle sonorità più attuali senza però lasciarsi completamente andare al virus della techno discotecara. Che di certo c'era, ma che veniva però lasciato in disparte, lasciato alle edizioni deluxe (quella che comprendeva anche il minialbum "Relentless", questo sì specifico per technoravers) o ai remix che avrebbero poi inserito nel successivo "Disco 2". Partiti con la ottima "Can you forgive her", amata però più dallo zoccolo duro dei fans che non dalla gente comune, e attraversate poi radio e discoteche con le varie "I wouldn't normally do this kind of thing" o "Yesterday when I was mad", con videoclip che erano l'apoteosi degli effetti speciali, gironzolato attorno alla malinconia con "Dreaming of the queen" - qualcuno in Britannia la definì "la più triste canzone della storia", prima ancora del decesso di Lady Diana, protagonista della canzone - il disco però aveva la sua chicca nella coda. Pacchiana come non mai, "Go west" clonava i Village People che fecero l'originale, restando in un perfetto limbo tra fedeltà verso la traccia che fu negli anni '70 e stile PSB dei primi anni '90: sarebbe diventata inno da stadio, un classico cantato da tutti, che diede anche una mano ai Village People per far rinascere un po' di interesse nei loro confronti. Dal canto loro, Tennant-Lowe forse non erano più in grado di maneggiare le classifiche ad ogni loro uscita come ai bei tempi, e forse qualche eccesso techno li stava allontanando dal pubblico abituale senza però trovar ostello altrove. Però con questo disco si allungarono, e non di poco, la carriera da produttori di numeri uno. (Enrico Faggiano)