recensioni dischi
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ANGELA KINCZLY  "The legendary indian aquarium and other stories"
   (2007 )

Angela Kinczly sembra il nome di una songwriter dell’Europa dell’Est. In realtà al’anagrafe è Angela Scalvini ed è bresciana: Kinczly è il cognome del nonno materno, ungherese di origini anglosassoni (inglese/tedesco), che ha poi dovuto cambiare nell'attuale cognome che sua mamma porta ancora, cioè Debreczeni, per ragioni politiche. Angela, oltre a cantare, suona chitarra e clarinetto: anzi, proprio da quest’ultimo è partita nel suo, personalissimo approccio alla musica, studiandolo per 10 anni ma diplomandosi poi al Conservatorio in chitarra classica, al punto che tutt’ora il suo mestiere primario è proprio quello dell’insegnante di chitarra. La sua musica è etichettabile come folk acustico/elettronico: o, forse, rende meglio l’idea parlare di una (riuscitissima) fusione di folk, canzone d'autore ed elettronica. Questo per definire il genere nella sua totalità: perché, andando a conoscere una per una le canzoni che compongono questo album di debutto, ci si accorge che questi brani sono, spesso, diversissimi tra loro, quasi dicotomici. “Black Beast” è praticamente un brano dance, “Canone” è una canzone medievale, mentre “The bench” è una dolcissima ballad acustica (inoltre a tempo di walzer…). Ma la notorietà è arrivata con l’unico brano in madrelingua sinora interpretato da Angela, la dolce e sognante “Le cose più strane”, presente nell’album anche nelle versioni francese ed inglese (rispettivamente “Les choses étranges” e “The strange things”, chissà perché entrambe celate nel cd come ghost tracks…). Nonostante questa (positiva) eterogeneità, le fonti, gli artisti a cui guardare ci sono, eccome: Joan Baez, Nick Drake, Dead Can Dance, Nick Cave, ma anche Portishead, Cocteau Twins e Billie Holiday. Un minestrone, quindi? No, un mix amabile ed avvolgente. Provare per credere. (Andrea Rossi)