recensioni dischi
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ILA  "Malditesta"
   (2007 )

E' arrivato il momento delle quote rosa nella musica italiana? E' arrivato il momento nel quale (finalmente) giovani autrici tricolori escono allo scoperto? Ce lo auguriamo. Il panorama musicale dello Stivale è abbastanza omocentrico, e va da se' che, più che buone autrici e valide cantanti, le case discografiche prediligano spesso bei fondoschiena o seni prosperosi. Trattasi di argomenti validissimi, per carità (chi scrive non è di certo insensibile alle bellezze femminili), ma la musica è altro. Essere belle può essere un discreto "sovrappiù", non condizione imprescindibile. Tutto questo discorso non serve, voglio esser chiaro, a dire che la genovese-bergamasca Ila sia brutta come la notte buia: le foto del booklet la dipingono, anzi, come una discreta pulzella. Il punto è, finalmente, che questa non è la base di tutto. Ila è brava, molto brava, punto e basta. Poi se, quando va sul palco, non si è costretti a guardare altrove, ancora meglio. Ma non ne potevamo più di ballerine sculettanti senza voce. Dodici brani (anzi 13, compresa un'energica ghost track), validi e ben variegati, compongono questo "Malditesta": si passa dalle atmosfere rarefatte di "Sogna di essere gabbiano" e della splendida "Pioggia distratta" al robusto rock di "Stimoli" e "Libera", passando per il riuscito esperimento beguine-autorale di "Sorprendimi". Un calderone fantastico, nel quale le grandi possibilità di questa ragazza (autrice di tutte le musiche e di tutti i testi del disco) emergono impavide ed incorruttibili. Se, poi, a vestire musicalmente le sue già valide canzoni ci pensa gente come il grande Fabrizio Bosso, beh, allora siamo in una botte di ferro. Dalla quale, probabilmente, Ila non vorrà farci uscire più. Dovremmo lamentarci? (Andrea Rossi)