recensioni dischi
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MICHAEL CRETU  "Legionaire"
   (1983 )

Ok, aveva in mano il bastone da rabdomante per capire da che parte portare il suo ingegno, ma ancora non aveva avuto risposte. Era uscito dagli anni '70 con un album d'esordio quasi trash, ma che in fin dei conti era un bonario tentativo di mettere in pratica, per la prima volta, i suoi dettami artistici. A questi, poi, decise di aggiungere tonnellate di elettronica, come forse era inevitabile nella Germania dove erano nati i Kraftwerk, per intenderci, e dove forse ai bambini venivano regalati moog e sintetizzatori per la comunione. Questo disco esce in doppia versione, tedesca e inglese, ed č gią pił riconducibile al Cretu che avremmo poi tutti conosciuto, sia da solo ("Samurai", 1985), che con Enigma, che con le produzioni per la moglie Sandra e per tanta, tanta altra gente. Da "Speil auf zeit" ("I obey" in britannico) a "Data Alpha", a una "Zeitlose reise" che sarebbe stata poi riutulizzata con altro nome da Sandra, fino a "Der planet", pezzo finale, si capisce come la melodia applicata al computer sia roba che gli viene bene, e che potrebbe anche avere, se modellata nel migliore dei modi, una certa fortuna commerciale. Serve solo capire cosa fare da grandi: per adesso, si accontentava di creare attorno a sč un bel gruppo di lavoro, come un centrocampista che ancora si fida poco dei propri mezzi e non sa bene se provar a tirare in porta o meno. Sostanza, i gol sarebbero arrivati copiosi in seguito. Ma questo disco, per amanti del personaggio, pur nella sua ancora evidente semplicitą, č fondamentale: quando poi all'elettronica fine a se stessa sarebbero stati aggiunti i tanti riccioli musicali che Cretu aveva in testa, tutto sarebbe quadrato. (Enrico Faggiano)