recensioni dischi
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IANVA  "L'occidente"
   (2007 )

Il progetto Ianva, lo dicemmo già un paio d'anni fa, è assolutamente unico. Lo strano, ed assolutamente ammaliante, mix di storia e musica varia (neofolk, canzone d'autore, dark) non ha davvero eguali, sulle italiche sponde ma, mi sento di "allargarmi" un po', anche nel resto del globo. L'album "Disobbedisco!" del 2005 lasciò a bocca aperta orecchie di qualsiasi provenienza, musicale e geografica: fu l'unico titolo italiano a piazzarsi tra i primi 50 album del 2006 nella classifica annuale del portale mondiale Rate Your Music. Ora, a due anni di distanza, arriva questo E.P. (nessuno lo chiami singolo, per favore, questo è un vero mini-album) che, attraverso quattro nuovi brani, illustra a tutti a che punto è giunto il progetto Ianva. A suo modo è l'anticipazione del prossimo album "vero" dell'ensemble: "a suo modo" perché questi 4 brani non compariranno assolutamente nel nuovo album. Un episodio unico, quindi, straordinariamente appagante e vincente: Mercy ed il suo gruppo di collaboratori affina ulteriormente la propria proposta, spostando ancora più in là il limite, rispetto al precedente (e già stupendo) full lenght. L'apertura, affidata all'ottima title track "L'occidente", è già una dichiarazione d'intenti: atmosfere datate e, al tempo stesso, assolutamente attuali, e la voce apparentemente distaccata del leader che non può che avvinghiarti. Segue "Santa luce dei macelli", nella quale la voce "narrante" è invece quella di Stefania D'Alterio, dopo di che si passa all'episodio strumentale "Il sereno e la tempesta" (molto a-la Morricone, come del resto tutta l'opera), perfetta colonna sonora a metà tra un film western anni '70 ed una pellicola sulla rivoluzione spagnola, con le chitarre acustiche di Fabio Gremo e Fabio Carfagna ad accompagnare l'ascoltatore. La chiusura di "In battaglia" (trasposizione di "The battle" degli Strawbs) ammalia ancora un po' di più, grazie soprattutto alle trombe ed ai tromboni di Fabio Fabbri e Fulvio Di Clemente. Il tutto, non dimentichiamolo, facendosi guidare dal filo comune della storia: dopo le atmosfere d'annunziane di "Disobbedisco!", si tratta stavolta della nostalgia per un passato perduto, e soprattutto di una netta presa di posizione contro la decadenza dell'Occidente, oggi come allora ("Di sacro c'è rimasto solo l’osso del culo..."). Svuotata, la storia, dai luoghi comuni e dalle facili banalizzazioni, ma sempre storia. E se fosse questo il modo giusto di proporre la materia alle future generazioni, a scuola? E' assolutamente inutile aggiungere che, a questo punto, il nuovo album di Ianva sia davvero attesissimo. Di più, sta diventando un'esigenza. (Andrea Rossi)