recensioni dischi
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CULTURE CLUB  "Box set"
   (2002 )

L’opera conclusiva di un revival che portò prima la band a riunirsi, poi a incidere un disco nuovo, poi ad andare in tour, ed infine a lasciarsi di nuovo. Nel più classico filone dei megaraccoltoni (Cure e Simple Minds, ad esempio), questo quadruplo cd è un sunto, peraltro nemmeno totale, di tanta roba prodotta da Boy George e dal suo gruppo, dai primi giorni fino alle battute più vicine nel tempo. Chicca per i collezionisti, che apprezzeranno soprattutto il primo dei quattro dischi, dove vengono riesumati demo dei Culture Club prima del grande successo, come a voler raccontare la – nemmeno tanto – lunga scalata al successo, dalle precedentemente sconosciute “Put it down” e simili, fino all’esplosione della epocale “Do you really want to hurt me”, passando per le successive “Karma Chameleon” e compagnia bella. Ma le hit, forse, sono l’ultima cosa da ascoltare, per orecchie già abituate alle note di “Victims” e più vogliose di altro: ci sono lati B, remix, che nei successivi cd vanno a coprire buona parte della sterminata discografia di George da solista, concludendosi poi con il disco numero 4, fatto di altre riedizioni, magie, misteri, apparizioni e sparizioni. A tratti caotico, ma per questo forse lineare nel seguire i mille sbalzi d’umore nel ventennio giorgiano, con 74 tracce da perderci la testa e le ore: riesce comunque a non essere esaustivo (manca ad esempio una “Mystery boy” che, lato B di “Church of the poison mind”, ebbe buon successo in Giappone, illis temporibus, o qualche altro lavoretto di fine anni ’90), perché probabilmente, anche andando a chiedere direttamente a lui di far chiarezza su quando prodotto, non se ne uscirebbe fuori. Maestosamente complicato, questo è Boy George, nel più classico dei prendere o lasciare. (Enrico Faggiano)