recensioni dischi
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THE LEECHES  "Eat the Leeches"
   (2008 )

In inglese "Leeches" sta per "leccate". Cominciamo bene. Dalla copertina poi (demenziale e divertente) di quest’album si poteva ugualmente presagire una musica ben diversa da quella contenuta. Si poteva, insomma, immaginare una proposta stravagante e surreale, stile Skiantos, Squallor o Elio e le Storie Tese. Nulla di tutto ciò. Se i comaschi Leeches (non confondeteli con l'omonima band californiana) hanno comunque una certa propensione per il divertimento (i loro live act paiono essere in pieno stile “Animal house”…), questo non toglie che qui si tratta di rock. Non demenziale, non da cabaret, ma punk rock vero, duro e tirato. E, cosa più importante, ben suonato. Bissando l’esordio di “Fun is dead”, che 2 anni or sono svelò alle patrie orecchie il sound rumoroso e forsennato di questi 4 ragazzi, i Leeches (che, oltre che alla musica, denotano anche una certa propensione per la buona tavola, come la cover esplica senz’ombra di dubbio) mettono insieme 13 brani per meno di 25 minuti, in pieno stile “veloce e duro” come le sacre tavole del punk predicano. Si autodefiniscono “icone dell'antiestetico e dell'antivirtuosismo”: se è impossibile dissentire dalla prima definizione (non offendetevi, ragazzi, ma Brad Pitt continua ad essere un’altra cosa…), mi permetto di non essere d’accordo con il secondo punto. Non saranno forse, questi 4 ragazzi, dei virtuosi in senso stretto, dei maestri di Conservatorio insomma. Ma suonano come Dio comanda. Altro che. (Andrea Rossi)