recensioni dischi
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RED HOT CHILI PEPPERS  "Blood sugar sex magik"
   (1991 )

'Blood Sugar Sex Magik' è riconosciuto da molti come il capolavoro dei Red Hot Chili Peppers. È innegabile l’importanza e l’influenza esercitata da questo lavoro sulla scena rock anni 90. Ci troviamo davanti a 17 potenti tracce; si nota però la presenza di alcune dolci ballate, fatto dovuto probabilmente al sentimentalismo crescente di Kiedis che si dimostra comunque il solito ragazzaccio nei testi più piccanti. Il metal-rap di 'Mother’s Milk' si evolve qui in un hard-funk più smussato e meno punteggiante; diciamo maturo, ma sempre meno originale. Nascono così pezzi martellanti come “Suck My Kiss” o “Mellowship Slinky in B Major”, davvero ottimi; trip taglienti ed estremamente affascinanti come “Give It Away”, attraversata da musicalità orientali e aspre; incalzanti monumenti Heavy come la title track, che richiama molto il rock anni ’70 così come “My Lovely Man” e “The Greeting Song”. Forse però i Red Hot danno il massimo nei brani più funky ed atipici; “The Power Of Equality” è una delle loro composizioni più originali, riff instancabile e ritmo da vendere, così come la splendida “If You Have To Ask”, rap da ghetto, assolo smagliante, o l’acida “Funky Monks”, così scanzonata e trascinante. Il resto del disco si divide tra jam acustiche poco riuscite come “Breaking The Girl”, pezzi discreti e niente più come “Naked In The Rain” e “Apache Rose Peacock” o originalissime semi-suite come “Sir Psycho Sexy”. Ci sono poi due brani che si discostano dal resto; “I Could Have Lied” e “Under The Bridge”. Due confessioni intime, due dolci melodie fatate, due oasi verdeggianti in mezzo ad un deserto di suoni acidi. La chitarra qui dipinge paesaggi, ammalia come poche altre volte, commuove. Il disco si chiude con la cover velocissima di “They’re Red Hot”, registrata sulle colline di Hollywood. Un disco importante, forse meno spontaneo del precedente, ma in ogni caso fondamentale per lo sviluppo del crossover californiano e per la musica alternativa tutta. (Fabio Busi)