recensioni dischi
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DURAN DURAN  "The wedding album"
   (1993 )

Ci sono calciatori a cui viene consigliato di appendere le scarpe al chiodo, che continuano malgrado le pernacchie, e che magari trovano la zampata finale per chiudere in bellezza. Ai Durans, usciti con le ossa spezzate da un “Liberty” che forse nemmeno la bella moglie di Simon, Yasmine Parvenah, ebbe il coraggio di tenere in casa, il golden goal arrivò con un album che portava con sé tutti i difetti del mondo (come ogni album di eroi degli ‘80s, aveva tanti tempi morti e, come tutti gli album dei primi ‘90s, con l’ormai imperante supporto del cd che aveva portato la durata media di un disco da 40 a 70 minuti, questi tempi morti si erano raddoppiati), ma anche due o tre canzoni che, invero, fecero apprezzare i DD anche al di là dei meriti del parrucchiere. Simon miagolava di “Ordinary world” e di “Come undone”, e se ne accorse anche Pavarotti, che volle la band ad uno dei suoi megaritrovi di beneficienza: anni dopo Lucianone avrebbe duettato anche con le Spice Girls, ma nel 1993 una chiamata dal Maestro era ancora una specie di laurea sul campo. Grande successo, lentoni strappalacrime che avrebbero potuto ben accoppiarsi alle “Save a prayer” di 10 anni prima, e qualche altro pezzo dell’album (la portoghesiggiante “Breath after breath”, o “Too much information”, che iniziava con il verso “Destroyed by MTV”, che forse aveva preferito inseguire i Take That piuttosto che continuare a sostenere i paladini del pop mascarato) non sfigurava. Poteva essere il lasciapassare per una comoda pensione nei ‘90s, non lo sarebbe stato. (Enrico Faggiano)