recensioni dischi
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DA'NAMASTE  "In2i"
   (2008 )

Facendo seguito al sorprendente (e sorpreso) “Priva di rilievo” (2003), i salernitani Da’namaste tornano sulla scena con un album introspettivo dove non si fanno mancare curati processi di stile dall’animo alternativo, cesellate ricerche di forme e una poesia di testo di un'emotività intima e riflessiva. Una collaborazione nata nel 1999 in un piccolo “magazzino-sala prove” che dopo soli quattro mesi ha dato alla luce il demo-cd autoprodotto “Una prova e un assaggio”, un buon inizio che apre loro le porte verso notevoli riconoscimenti e premi regionali e nazionali. Un quartetto dallo spirito strumentale post-rock contraddetto dalla struttura vocale, dall’estro rock ma a sua volta diniegato da una forma canzone decisamente poco usuale e usata dallo stile a noi caro delle band rock italiane, il tutto per un concept dalle infinite sfumature la cui libertà di forma e composizione da' spazio alla loro innegabile padronanza in materia. “In2i “ colpisce con una delicatezza acuta a cui non manca grinta: il tutto già dalla prima traccia “Chiara come l’assenza”, dai giri di basso e chitarra in cui si intrecciano batteria e voci in un viaggio di curata ricercatezza. Per poi incuriosire con “Mira le cattedrali”, dove un basso ritmico dallo spirito gentile dilata la scena a un rincorrersi di fraseggi tra il cantato maschile e femminile: il tutto in un evolversi convincente e coinvolgente. Lasciandosi poi piacevolmente trasportare con “Come ora”, in un gioco di pieni e vuoti mai banali, dove i riff di chitarra dialogano con i testi, accentuando un'emotività caleidoscopica che esplode nella rabbia decisamente rock di “Per nulla e tutto”. Un disco da ascoltare in cuffia, a cui dare attenzione, dove la cura del dettaglio è la regola costitutiva, dove la voce diventa un abile strumento di dialogo, all’insegna di un’omogeneità compositiva dal risultato finale tecnico e raffinato ma mai catalogato. Un fiore all’occhiello dal seguito impeccabile, undici brani a cui ogni tanto l’orecchio chiede respiro ma in cui lasciarsi rapire senza esigenza di appigli, una speranza per la musica italiana che definirei certezza. (Sara Bracco)