recensioni dischi
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MODERN TALKING  "America (The 10th album)"
   (2001 )

Altro giro altro regalo. Questa volta, dopo le ispirazioni asiatiche del 2000, si passa in America. Ma, soprattutto, si sale in macchina: i Modern Talking vengono infatti chiamati alla sigla dei programmi di Formula Uno in terra germanica, e da qui il singolo “Win the race” che, tra una sgommata e l’altra, diventa ennesimo successo da ascrivere alla biro dorata di Dieter Bohlen. Dovendo poi giustificare la Stars and Stripes in copertina, i MT mettono il “sogno americano” all’interno del loro ennesimo, fluviale album (anche se stavolta le tracce sono “solo” 16): si parla di “Last exit to Brooklin”, ultimo atto della collaborazione con il rapper Eric Singleton, una “America”, una “From coast to coast”, una “New York City Girl” a fare il verso alla “New York City Boy” dei Pet Shop Boys di qualche anno prima. E una “Witchqueen of Eldorado” che sembra un pezzo dei Rednex rifatto dalle mani fatate, benchè iperripetitive, di Bohlen. Ipnotico, come sempre, per chi lo ascolta e ne resta soddisfatto: d’altra parte, non si chiede al duo niente altro che non la classica, rassicurante formula, di pop zuccheroso, a volte eccessivamente lento, ma con i soliti testi dove le dieci frasi canoniche vengono mischiate all’infinito. Novità? Poche: “Maria” batte il ferro di quella latina “No face no name no number” che aveva sconvolto – diciamo così – l’anno precedente, e la solita trafila due veloci – una lenta ad evitare attacchi di cuore con eccessi di news. Manco a dirlo, altro best seller: chi li odiava continuava a farlo, chi li amava idem, pur non trovando risposte alla domanda “ma come fanno a piacerti?”. Il grande boh: forse, sapere che al minuto 1.20 della traccia 7, per fare un esempio, partirà un falsetto. Pur senza aver mai sentito prima la canzone. E prenderci. (Enrico Faggiano)