recensioni dischi
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AC/DC  "Back in black"
   (1980 )

Questo è il primo, e probabilmente l’unico disco, cui assegnerei un ipotetico massimo di votazione. Per principio sono restio ad assegnare il top-vote, ma in questo caso non posso farne a meno, questo è uno degli LP più belli della storia della musica (non dell’Hard Rock, della musica), ed è scolpito nei ricordi di tanta gente, anche di quelli che nel corso del tempo si sono allontanati da queste sonorità. 'Back in black' venne rilasciato dopo la morte dello storico singer Bon SCOTT (R.I.P.), ed è quindi anche l’esordio di Brian JOHNSON con gli australiani. Johnson aveva appena riformato i GEORDIE, e con loro si apprestava ad incidere un album quando venne la chiamata di Angus & c. , e per l’ex corista di chiesa fu impossibile sottrarsi, su di lui si era per altro già espresso in vita Bon SCOTT, decantandone spesso le lodi, e quindi la scelta fu in un certo senso obbligata. Le canzoni erano in realtà quasi definite prima dell’avvento del singer di Newcastle, ma il suo apporto venne lo stesso sui testi. Su questo vinile sono incisi alcuni dei più bei riffs hard rock/blues di sempre, col folletto Angus ispirato come non mai, quelli di “HELLS BELLS” e “BACK IN BLACK” su tutti, ma è l’intero lotto di pezzi che sprizza energia e vitalità. Si sente il sudore, e questa è una qualità che si è in gran parte smarrita. Qui c’è l’essenza del R’n’R, fatta appunto di riffs, sudore, Marshalls, birra, moto, divertimento, dal prendere in giro la vita, di notti passate in giro a non far nulla e Gibsons. Del resto se questo è il secondo L.P. pop/rock più venduto di tutti i tempi e continua a vendere, vuol dire che tra le note c’è qualcosa in grado di arrivare oltre la più o meno ristretta cerchia di un gruppo di aficionados con qualche capello bianco, vuol dire che l’essenza del rock puro è in grado di arrivare a tutti. Anche in questo caso non mi va di parlare dei singoli brani, trovo che non abbia senso, voglio solo citare la song di chiusura , “R’N‘R’ AIN’T NOISE POLLUTION”, che insieme alle due che ho già ricordato è il pezzo che comunica di più lo spirito dell’album, uno di quei pezzi senza tempo che strimpellavi sulla chitarra da adolescente, e che all’improvviso ti torna in mente al semaforo, mentre accompagni tuo figlio a scuola, e aspetti che abbia l’età anche lui per ascoltare quel riff semplice, sporco, che ti accompagna da 25 anni, e ti accorgi che da 25 anni continui a canticchiarli nei momenti più disparati, mentre fai la fila alla posta oppure mentre sei in ufficio e davanti al computer ti tornano in mente le scorribande in moto e le chimay nei pubs. Forse sono eccessivo, ma in questo caso non consiglio il CD recentemente uscito, qui il fruscio di sottofondo è parte del lavoro, immediato, grezzo, vero. (Francesco Gallina)