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FRANZ FERDINAND  "Tonight: Franz Ferdinand"
   (2009 )

Terzo capitolo sulla lunga distanza per i Franz Ferdinand. Sono passati cinque anni dal sorprendente album omonimo, e l’attenzione nei confronti della band scozzese si è solo leggermente attenuata. Con l’esordio i Franz Ferdinand hanno portato un buon sound fatto di tanta wave e di tanta attitudine al ballo ed al divertimento. Una tendenza che Alex Kapranos e soci non hanno perso neppure con questo “Tonight: Franz Ferdinand”, ma che hanno reso migliore attraverso una evidente maturazione artistica. Ciò che balza alle orecchie ascoltando il Franz Ferdinand sound targato 2009 (ormai è lecito parlare di questo) è una maggior propensione all’elettronica, ma anche una minor tendenza a realizzare un’infinità di singoli potenziali. Se, infatti, con “Franz Ferdinand” gli scozzesi dettero alla luce un lavoro più simile ad una raccolta di singoli che ad un vero e proprio album in studio (questa fu la sua vera forza prorompente), adesso i Franz Ferdinand abbandonano l’estenuante ricerca del super singolo, cercando di realizzare un album forse meno d’impatto, ma certamente più lineare. Questo non ci deve trarre in inganno; probabilmente le intenzioni dei quattro musicisti non sono cambiate da quando dichiararono di voler realizzare una musica atta a far ballare le ragazze (in tal senso volendo dichiaratamente prendersi poco sul serio). Ora, come allora, siamo al punto di partenza, solo che per farlo hanno deciso di mettere in primo piano l’aspetto elettronico della loro musica. Nick McCarthy (voce, chitarra, tastiera), Robert Hardy (voce e basso), Paul Thomson (batteria) e il già citato Alex Kapranos (voce e chitarra) aprono con uno dei brani migliori: “Ulysses” è quello che, più degli altri, ''assomiglia'' al pezzo trascinante dell’album, con i suoi tre minuti scarsi in cui il ritornello a presa facile entra subito sotto la pelle. “Turn it on” è la più rockettara di tutte e assai gradevole, con un efficace basso sempre in primo piano, mentre “No you girls” (con le immancabili chitarrine funky) ha un groove più ricercato che, insieme ai molti cambi di ritmo, ci fa capire come questa terza traccia sia tra le composizioni più riuscite dei Franz Ferdinand. “Twilight omens”, “Bite hard” (che parte scarna per poi accendersi con assoli di synth) e “What she came for” rappresentano la porzione centrale dominata dalle tastiere. In “What she came for” le tastiere (quasi alla Rockets) fanno un tutt’uno con la sessione ritmica, mentre il cantato e gli immancabili cori di sottofondo sono il marchio di fabbrica della ditta. Alcune influenze (più o meno volute) emergono ascoltando il disco. È il caso di “Can’t stop feeling” che ricorda nell’incedere le più ''truzze'' composizioni dei Depeche Mode (senza averne la stessa forza suggestiva); di “Send him away”, che si ispira ai Beatles o, ancora, di “Live alone”, che si rifà, in generale, all’elettronica degli anni ottanta. Sul finale i Franz Ferdinand sembrano voler maturare e, staccando la corrente, regalano un epilogo con due ''lentoni'' assolutamente inaspettati. “Dream again” è scarna ed intervallata da puntuali tocchi di tastiera (quasi una rilettura di “Dream baby dream” dei Suicide), mentre in “Katherine kiss” una chitarra arpeggiata accompagna la voce di Alex Kapranos per le note finali dell’album. Un disco assolutamente apprezzabile anche se non trascendentale, che ci consegna un gruppo credibile (godibile) anche alla terza fatica sulla lunga distanza; un lavoro che, probabilmente, non sarà ricordato fra cinque anni come uno dei capolavori del decennio… ma questo penso che non lo vogliano neppure i Franz Ferdinand. (Gianmario Mattacheo)