recensioni dischi
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SANDRA  "Back to life"
   (2009 )

Ormai definitivamente emancipatasi dallo staff dell’ex marito Michael Cretu, Sandra potrebbe sedersi sugli allori, andare in giro per i paesi tedeschi e dell’est europeo limitandosi a fare del playback dei suoi tanti successi degli anni ’80 e portando quindi a casa la pagnotta, come le tante 'violavalentino' del panorama musicale. D’altra parte, data discograficamente per persa dopo la lunga pausa per maternità, rincorrere un successo ormai rimasto indietro negli anni non sarebbe stato facile, e nessuno le avrebbe riso dietro se, appunto, avesse deciso di voltar pagina. Invece, dopo “The art of love” del 2007, questo nuovo lavoro della cantante di “Maria Magdalena” dimostra che la voglia di fare musica, magari mettendoci anche del proprio, non è venuta meno. Affidatasi alla produzione di Toby Gad, germanico trasmigrato negli States e già firmatario di svariati successi, Beyoncè in primis, Sandra sembra non avere più particolari velleità di classifica, ma solo di fare quello che vuole. Ne esce quindi un discreto lavoro pop, con i normali alti e bassi di questo tipo di prodotto: brani lenti e veloci messi in fila, scossi da qualche dinamica latina qua e là (“The night is still young”, scolastico ma apprezzabile duetto con Thomas Anders, voce dei Modern Talking che furono, in una operazione che 20 anni fa avrebbe fatto andare in corto circuito le classifiche locali), e cercando di restare al passo con i tempi, con sonorità più attuali che non inseguitrici degli anni che furono. Il problema resta quello di chi possa essere il destinatario di questo genere di prodotto, troppo vintage – e quindi pressochè privo di promozione – per le giovani leve, più interessate agli sculettamenti delle ventenni che non alla sua eleganza da matrona pop, e troppo lontano dagli eighties, musicalmente parlando, per accalappiare i nostalgici. Sandra quindi si rivolge soprattutto ai propri fan, che l’hanno amata con “Little girl” e l’hanno fedelmente seguita fin qui, magari facendo buon viso a cattivo singolo (l’insipido “In a heartbeat”), e scoprendo passo per passo le tante buone perline nascoste in questo “Back to life”. Perché ce ne sono, anche se alcune sono rimaste inspiegabilmente come bonus track (“Echo of my heart” in primis, o "Re-dis moi", forse l'unico brano di tutto l'album che ricordi quello che Sandra era anni fa) per I-Tunes: magari di poco spessore, ma non prive di quello che il pop richiede dai suoi prodotti. Ovvero, immediatezza ed eleganza. Qui ce n’è, in un disco che ha i suoi perché e i suoi percome. Il perchi, ormai, non interessa più: chi la ama tuttora la ritroverà, chi l'amava resti ad un greatest hits del passato. (Enrico Faggiano)