recensioni dischi
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MOROSE  "La vedova d'un uomo vivo"
   (2009 )

Ispirati dal drammaturgo August Strindberg, i Morose, di cui non ho capito se il nome sia un gioco di parole tra il significato dialettale morose (fidanzate) o l'anglicismo contratto di ''more rose'', muovono i primi passi negli anni '90, sospinti, e ispirati, dai secoli addietro, mescolando con disinvoltura la chincaglieria passata e il moderno presente. Dopo sette album in inglese - anche se, secondo la band di La Spezia ufficialmente sono solo tre – approdano alla lingua nostrana. Il trio, composto da Davine Landini (voce e chitarra classica),Valerio Sartori (chitarra elettrica, cori, tromba, clarinetto, glockenspiel, piano), Pier Grigio Storti (piano, violoncello, chitarra elettrica, clarinetto, campionamenti, cetra), porta il folk lo-fi degli esordi ad una evoluzione stilistica senza difetti, senza compromessi, lasciando spazio ad una creatività ben centellinata. Nel 2009, con ''La vedova d’un uomo vivo'' i Morose cedono alla tentazione della lingua italiana non cadendo nel trabocchetto del facile ritornello mainstream. Devastanti. Scuri. Profondi. Nelle nove tracce, prolissamente sublimi, del nuovo album sprizza la voglia di non avere voglia: analisi del quotidiano vivere, allibito dalla faccia grottesca indossata, ancora una volta, dalla società e da noi stessi. L'ottavo, o quarto album, dei Morose, è un romanzo con le note al posto delle lettere, prodotto con il cuore. ''La Vedova d'un uomo vivo'' contiene orchestrazioni ad hoc e non sguaiate, riferimenti letterari (Breton, Aragon, Pirandello, Strindberg, Rigaut), collaborazioni di Marco Monica degli In My Room (laptop nella sesta canzone), Joan Loizeau degli YeePee (letture nelle quarta e sesta canzone), Jenny Jo Oakley, autrice, con un suo dipinto, della copertina (voce e fisarmonica nella quarta, sesta e ottava canzone). Non è un album allegro, c'è ne fin troppa in giro, intendo di allegria finta. Questo è un capolavoro meditativo dei nostri giorni: riflette e fa riflettere. Tutto ciò che abbiamo non è forse ciò che non vorremmo avere? (Dr.Matteo Preabianca)