recensioni dischi
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RISERVA MOAC  "La musica dei popoli"
   (2009 )

Un disco orchestrale, questo nuovo della Riserva Moac, nel quale la band continua a seguire il filo conduttore della contaminazione, ancora più marcata rispetto al precedente ''Bienvenido''. 13 tracce di energia elettro-tradizionale, un incidente di sonorità estreme, una titletrack che rappresenta l'incontro fra culture “diverse”, un disco eterogeneo a dimostrazione che le distanze sono soltanto barriere mentali da abbattere inesorabilmente. ''La musica dei popoli'', un vero crogiolo di elementi sonori, culturali, musicali, è stato registrato e lavorato nella cornice del Sound Studio Service di Città di Castello, che ha già all’attivo notevoli lavori con Subsonica, MCR, Frankie Hi Nrg, ed altri. La musica dei popoli, il suono metropolitano sposa la tradizione globale. Atmosfere balcan folk rock, world celtic gypsy... il nuovo Global Beat Sound è in arrivo! ''Ecce Moac'', singolo in rotazione radiofonica, è il manifesto dove l’acronimo insito nel nome della band ci porta a spasso fra le mille sfaccettature che fanno bellissimo il mondo, e dove le differenze sociali, razziali, geografiche e culturali non sono mai state un problema, ma una risorsa fatta di rispetto reciproco e di convivenza pacifica. Il singolo annuncia così il ritorno della Riserva Moac, che ha saputo conquistare il circuito alternativo della musica italiana con una lunga serie di concerti nazionali che toccano vette importanti come la partecipazione al grande concerto del Primo Maggio a Roma, Arezzo Wave Festival, il Mei, Mantova Musica Festival, la Biennale del Mediterraneo. La dinamica live della Riserva Moac allarga da subito i suoi confini anche in campo internazionale con tourneè in Francia, Usa, Germania. In provincia c’è tempo per pensare, lamentarsi e progettare un’evasione dalla propria “piccola città, bastardo posto” (''vivo l’attesa di periferia/lunga come cent’anni di malinconia'' – ''Mi lamento'') …oppure avvicinare le Diversità e i quattro angoli del mondo in un progetto musicale di fusione, come succede nella title track, “La Musica dei Popoli” (''Oggi sono un’onda dal mare spingerò/colleziono sabbia, limiti non ho/salto sulla riva dove canterò/la musica dei popoli''). Zampogne e una densa sezione di fiati, fisarmoniche effettate, chitarre elettriche si affiancano ai suoni acustici ed ai ritmi globali tipici della band. E le due voci, maschile e femminile, a raccontare storie e sogni quotidiani, l’odierna necessità di responsabilità sociale e di prendere posizione contro l’indifferenza generale (''Cammino con lo sguardo seppellito nelle spalle/Misantropo convinto penso solo alla mia pelle!'' - ''L’indifferente''). L’attenzione verso gli emarginati confluisce ne ''La Giudecca'', dove la band paragona l’Italia di oggi ad un ghetto, una sospensione dell’esistenza per tutte quelle persone che arrivano dal mare, in cerca di rispetto, fratellanza e di una vita migliore. Italia, paese di migranti e di memoria corta. Il tributo della Riserva alla storia della musica italiana passa attraverso la cover di ''Andare Camminare Lavorare'', pezzo in cui Piero Ciampi raccontava l’Italia in un modo singolare, controcorrente, innovativo. ''Riassunto'', brano musicale dal sapore celtico e dal colore di una brughiera su cui cala soffice la nebbia. Con ''Il Riservista'' emerge l’intento pacifista del gruppo; un inno all’utopia e alla coraggiosa resistenza contro la guerra, la più grande ingiustizia creata dal genere umano (''lascio l’uniforme, sotterro il mio fucile… là fuori c’è una donna che mi aspetta/all’alba che verrà!''). Ma c’è spazio anche per l’amore de ''Il Mio Delirio ''dove sentimenti, rapporti interpersonali (''vivo diviso/tra inferno e paradiso'') e relazioni sono croce e delizia, tra delirio e rimedio alla condizione umana.