recensioni dischi
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SQUALLOR  "Cappelle"
   (1978 )

Un po’ di problemi con la censura, perché va bene scherzare con i fanti, o no? Ma alla fine i loro dischi tornarono in circolazione, con “Cappelle”: si parte con una delle loro tante hit parades strampalate, in questo caso con una classifica (manco a dire) dei dischi gay più ballati. C’è “L’americano” che chiama la sua amata, più interessata ai dollari che non a lui, i tanti problemi di salute di chi si lamenta del “Disastro”, la radiocronaca di una operazione chirurgica in “Crosta center”. Ma soprattutto tornano in giro Pierpaolo, che – in ferie – non gliele manda a dire: “Torna, torna Pierpaolo, torna a casa, ma che sono, Lassie?”. E, in “Confucio”, si fa capire che il sospetto di avere una classe politica non esattamente immune da colpe c’era anche trenta anni fa. “L’unica cosa che a noi ci interessa sono i voti, non se ne parla neanche di riforme”, gridano, in un coro di “ladro ladro” che non era molto dissimile da quello “scemo scemo” presente in “Ambarabaciccicocco”, nel contemporaneo esordio musicale di Vasco. Avevano timbrato il cartellino, ma lo avevano fatto bene. (Enrico Faggiano)