recensioni dischi
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MADONNA  "Bedtime stories"
   (1994 )

Per lei non erano momenti facili. Insomma, l’orgia di ''Erotica'' le aveva fatto allungare la mano sugli anni ’90, ma tra esagerazioni sessuali e i soliti tentativi di far cinema che non andavano (“Body of evidence”, una versione più porcella di “Alex l’ariete”, insuccesso compreso), il rischio era quello di fare flop. Anche perché la musica stava cambiando, e nel pop si sa, basta poco per essere messi dentro una scatoletta di ricordi, che tu sia Madonna o meno. “Bedtime stories” non venne accolto con code nei negozi, e nemmeno con le polemiche classiche di ogni sua uscita: non c’erano video sconci, non c’era tanto di che censurare, e alla fine della fiera sarebbero stati solo sei milioni i pezzi venduti. Ok ok, c’è chi ci avrebbe venduto la madre, ma non lei, che tra questo ed “Erotica” non era arrivata alla metà di un “Like a prayer” qualsiasi. Eppure il disco non è da buttare via, con il tentativo di riposarsi dagli orgasmi precedenti, e buttare l’occhio, musicalmente parlando, oltre la disco degli anni ’90 che aveva imperversato, nemmeno malaccio, nel disco precedente. C’è più tranquillità (è il disco di “Take a bow”, per intenderci) e voglia di rallentare i ritmi, con un lato B – all’epoca si intendeva “lato b” quando si girava il vinile o la cassetta, sia chiaro – che è davvero delicato, tra le varie “Love tried to welcome me” e “Sanctuary”, pezzi del sottobosco madonnaro forse sottovalutati. E’ soprattutto il disco della quasi title-track “Bedtime story”, commissionato all’emergente Bjork, che diventa roba quasi inedita nel panorama cicconico: si viaggia di trance, in una brano che non sarebbe stato male (anzi) nel “Debut” dell’islandese. Poco quotato, anche se lancia un ponte verso le ricerche sonore degli album successivi: peccato, perché di questo poi alla fine si ricorda solo il bip che MTV piazzò quando, su “Human nature”, la Nostra sclerò gridando alla nazione che “va bene, non dovevo parlare di sesso, ma non solo la vostra troia, non buttatemi merda addosso”. C’era altro, davvero. (Enrico Faggiano)