recensioni dischi
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DURAN DURAN  "Duran Duran"
   (1981 )

Qui comincia l'avventura. Fine anni '70, e Albione brulicava di ragazzini che volevano buttarsi nella musica, magari dopo aver visto David Bowie e averlo reso idolo incontrastato e meno impegnativo, diciamo così, della rivolta punk dell'epoca. Loro, come tanti altri, dopo un po' di rimescolamenti nel roster, mandarono alle stampe il loro disco d'esordio, capendo - forse prima di molti colleghi - che andava bene la musica, ma che lavorando di look e di immagine le cose erano molto più semplici. "Some new romantic looking for the tv sound", frase tratta da "Planet earth", aveva lo stesso impatto filosofico di quando, due anni prima, si disquisiva di come il video avesse ucciso le star radiofoniche: i Duran lavoravano su un sound che non riusciva a districarsi dai tanti dischi di band quasi paritetiche, che mischiavano un po' di elettronica con il glam e la voglia di essere un po' più solari di quanto la new wave dell'epoca dicesse. Ma, soprattutto, lavoravano di fard e colpi di luce, e scoprirono che un bel video vale più di mille parole. Per cui la notorietà arrivò immediatamente, un po' per i loro ammiccamenti e un po' per il video di "Girls on film", tuttora motivo - ad un trentennio! - di smottamenti ormonali mai passati fuori moda. Il disco d'esordio, però, non è solo lustrini e tette strofinate da cubetti di ghiaccio: ci sono brani che sarebbero diventati classici, come le due già citate o come "Careless memories", e passaggi più oscuri (la strumentale "Tel Aviv", ad esempio) figli di una direzione ancora da prendere del tutto. Non un capolavoro, perché come tutti i dischi dei Duran non riusciva a tenere alta la qualità su tutti i solchi del vinile, ma un impatto immediato che fece alzare l'attenzione nei loro confronti. In Italia se ne accorsero in pochi, ma i negozianti fecero bene a non rimandare le copie indietro: qualche anno dopo sarebbero tornate utili. (Enrico Faggiano)