recensioni dischi
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JOVANOTTI  "Giovani Jovanotti"
   (1990 )

Era passata una estate senza nefandezze tipo sei come la mia moto sei proprio come lei andiamo a farci un giro fossi in te io ci starei. E magari il ragazzone stava iniziando ad avere crisi esistenziali, perché nei panni del pischello non riusciva più a starci. Ma era difficile staccarsi da un clichè, quello del fesso saltellante, che inevitabilmente gli era stato affibbiato. Poi, i media continuavano a bussare alle sue porte: ci voleva un minimo salto di qualità. Prodotto di Claudio Cecchetto, quindi legato alle tv commerciali, la sua partecipazione a Fantastico, nave guida del sabato serale sui Rai1 fu forse un primo passo. Pippo Baudo (vedi che ad intortare le figlie qualcosa ci resta?) lo volle a presentare gli spazi per i ggiovani, e magari a cantare qualcosina che non fosse proprio “Go Jovanotti go”. Lui obbedì, modificò il suo look tramutandolo con tocchi di anni ’70: bulbo scompigliato, grafica in simil-psichedelia, camicioni colorati (e non il solito, bianco a stelle rosse, forse mai nemmeno lavato ai tempi dell’Aquafan e di “Gimmifaiv”). E, nel repertorio, ci fu qualche tentativo di toccare il cantautorale, collaborazioni di prestigio, e l’organo Hammond a settantizzare di qua e di là. Ci furono anche due canzoni, “Gente della notte” e “Ciao mamma” che sarebbero entrate nel suo repertorio, le uniche prima della svolta rap. L’esperimento, però, fallì: gli spazi che Baudo gli davano erano quasi da “zona protetta, un minuto e via, e non rompere” (forse che con l’erede del Pippo era finita a piatti in faccia?), e la promozione Rai non poteva essere quella di Italia Uno. E, in un momento di catarsi da tutto il trash anni ’80, la gente pareva avergli girato le spalle. Un mondo senza Jovanotti, ce ne saremmo fatti una ragione. E anche lui. (Enrico Faggiano)