recensioni dischi
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ANTONELLO VENDITTI  "Venditti e segreti"
   (1986 )

La sua era una specie di via italiana all'adult-oriented-pop che magari ben faceva all'estero, ma che da noi non aveva altri rappresentanti. Curioso a dirsi, considerando le nefandezze al saccarosio uscite in seguito, ma certi dischi di Venditti potevano essere ascoltati a massimo volume, e ci si poteva divertire: tolto Vasco e Zucchero, quanti potevano dire la stessa cosa nel mainstream degli eighties? "Venditti e segreti" ogni tanto deviava verso la piacioneria, o nel solito crogiolarsi nella nostalgia dei tempi che furono, ma con la solita produzione di massimo livello si fa ascoltare eccome. Almeno all'epoca, quando non si trovò un tormentone come la "Ci vorrebbe un amico" di due anni prima, ma venne ben adottata una "Giulio Cesare" che sembrava quasi il sequel di "Notte prima degli esami", con ambientazione liceale e ricordi di Pelè che faceva gol e di Paolo Rossi che, nel 1986, era ormai il fantasma di quel che fu. Ricordi di guerra in "Esterina", citazioni letterarie nell'"Insostenibile leggerezza dell'essere", anche se l'attenzione di tutti fu rivolta a "Rocky Rambo e Sting": oggi farebbe sbellicare, ma all'epoca fece parlare. E non solo per la presenza di Carlo Verdone ai tamburi, ma per la polemica verso lo Stallone che si ergeva ad eroe mondiale, e alla rockstar dedita alla beneficienza. Un po' di faciloneria, ma non erano in tanti, in quei giorni, a mettere sassofono-chitarra-batteria a pompare su un disco pop. E lo si perdonava. (Enrico Faggiano)