recensioni dischi
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JOVANOTTI  "Lorenzo 1992"
   (1992 )

Avrebbe volentieri buttato in mare quel nickname che, ahilui, faceva tornare alla mente le magie di Gino Latino e dei primi tempi: era cresciuto, ma era anche difficile farsi ribattezzare. Se ci sono gruppi che finiscono a tafferugli per mantenere i diritti sul nome, figurarsi cosa poteva fare lui. Allora, che almeno gli album tengano il mio nome di battesimo, avrà pensato, ed ecco quindi il primo di tanti “Lorenzi” che sarebbero stati partoriti in seguito. Evoluzione di “Una tribù che balla”, al quale seguì di pochi mesi, il “1992” partì senza un vero e proprio singolo d’ordinanza, lasciando alle radio il piacere di scegliere dove appoggiare la puntina o, in tempi di cd, a quale traccia volare. Due, soprattutto, sarebbero state le preferite: “Non m’annoio”, che si richiamava alla “Qui seme le vent recolt le tempo” del rapper francese Mc Solaar, e il classico “Estate 1992”, che tanto doveva alla “Summertime” di Will Smith, all’epoca nei panni del Fresh Prince. Tra semplici commercialità, primi tentativi impegnati (“Ho perso la direzione”, nel quale il Nostro spiega che proprio non sa per chi votare) nemmeno tanto demenziali, forse restò fuori dall’album il gioiellino “Il cuore”. Canzone-pillola, questa, scritta di getto dopo l’uccisione del giudice Falcone: il ragazzo magari non riusciva ad avere la profondità di Fossati, ma si può avere un brivido anche davanti al fermo grido di “In nome di Dio vaffanculo ai mafiosi”. A parte questo, l’album era un classico prodotto estivo, piacevole da sentire in autoradio, nello stereo in spiaggia, da giugno a settembre. Va bene, ce ne saremmo dimenticati alla riapertura delle scuole, o all’inizio del campionato, però da “Jovanotti for president” di strada ne era passata, davvero tanta, e il cammino intrapreso dall’ex-deficiente sarebbe stato di tutto rispetto. (Enrico Faggiano)