recensioni dischi
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ISABELLE URLA  "Isabelle urla"
   (2010 )

Contestatori, rodati musicisti, nostalgici, antigenerazionali forse, marcatamente provati dalla sofferenza artistica che ha invaso il nostro paese negli ultimi anni, sta di fatto che gli Isabelle Urla animano ancora la scena indipendente con la loro presenza, una combattività tipica dei ventenni e un non adattarsi alla forma sicuramente atipica per trentenni che hanno alle spalle anni e anni di concerti. L’album, il terzo dalla loro nascita, si apre con un manifesto: “Il panchinaro del sistema” descrive pienamente la rabbia, tutta consentita, nel calcare palchi sui quali, magari solo poche ore dopo si celebrano scempi artistici di tacchi a spillo e milionari supponenti in uniforme. Una rabbia che si ripropone nella “Ballata delle mosche”, solida cavalcata in stile anni novanta dove viene data voce metaforicamente alla vergine Isabelle, che con loro urla l’esigenza di una “musica per il cervello” e un disgusto dei locali sempre più zeppi di proposte atte a brillare momentaneamente come stelle trimestrali. L’autobiografica “Uno zingaro” e i kilometri su kilometri percorsi in solitudine cercando di incontrare da qualche parte la propria anima che sembra si sia smarrita, messa a dura prova da entità neppure troppo furbe per permettere a chi le osserva di giudicarle di classe. Si continua con “La tua polvere”, criptico sodalizio tra nostalgia e passione, e con “Old Oraibi”, triste, rassegnata ma rabbiosa poesia dedicata alla tribù Hopi e alla loro città distrutta in una sommossa dagli yankee. In “Un maestro” riecheggiano reminescenze dei grandi cantautori italiani e un amore spassionato per Fabrizio De André, anche se l’anarchia del “maestro” cela fino alla fine la sua identità. Violenta, senza peli sulla lingua, molto lontana dal populismo televisivo politicamente corretto che sembra tanto funzionare ultimamente, “La canzone delle nuove musiche” chiude la parte elettrica, psichedelica e dissonante dell’album. “La morsa” saluta chi ascolta con una forte melodia, malinconica e ricca di sfumature, dove la voce di Anelli padroneggia magistralmente la composizione, delicata, a tratti inquietante. ''Isabelle Urla'' è un album ricco di strazianti verità e di descrizioni crudissime della realtà, quella vera, che non passa dai massimi sistemi andando a scavare nel profondo di chi lotta e non si rassegna per far sì che la musica e le esperienze di vita non passino nel dimenticatoio. Un disco dal sapore raffinato e di tradizionalissimo, sincero, elegante rock d’autore. Tutti i testi sono di Riccardo Anelli, gli arrangiamenti di Isabelle Urla: questo disco, interamente autoprodotto dalla band, può essere ascoltato tramite alcuni estratti a questo indirizzo: www.myspace.com/isabelleurla.