recensioni dischi
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LE LUCI DELLA CENTRALE ELETTRICA  "Per ora noi la chiameremo felicità"
   (2010 )

Non sono assolutamente d’accordo con chi stronca il secondo lavoro di Vasco Brondi. Elevato a padreterno dopo un esordio davvero capolavoro, difficilmente avrebbe potuto raggiungere le stesse vette una seconda volta. E non è neanche vero che il secondo disco è uguale al primo, certo lo stile rimane il suo, ed è piuttosto indistinguibile, ma gli arrangiamenti hanno subito delle modifiche e dei tentativi verso nuove direzioni, forse non sempre efficaci come quelli iniziali. In definitiva il disco assume dei contorni più cupi e pesanti rispetto al precedente “Canzoni da spiaggia deturpata”, ma conserva un’incredibile tendenza alla catarsi poetica davvero difficile da rintracciare oggigiorno. Oltre al singolo d’apertura “Cara catastrofe”, simile a qualcosa di già ascoltato, e la malinconica “Quando tornerai dall’estero”, spiccano decisamente “Una guerra fredda”, “L’amore ai tempi dei licenziamenti dei metalmeccanici” e “Anidride carbonica”. Le canzoni migliori hanno un taglio più rallentato e quasi folk, arricchite da organi, corde distorte e collaborazioni eccellenti, ma pur sempre indipendente e originale. Rimango dalla parte di chi la giudica una conferma piuttosto che una delusione, ma credo che la vera maturità del giovane cantautore debba ancora arrivare, e speriamo che arrivi lontano da questo ambiente indie a cui lo si accosta spesso, che secondo me nemmeno esiste. (Federico Pozzoni)