recensioni dischi
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TERRAE  "Unknown people"
   (2010 )

“Trad Magazione”, autorevole rivista folk-world francese e tra le più importanti in Europa, ha assegnato il prestigioso Premio “Bravos” a quest'album (uscito per Folkclubethnosuoni/IRD) dei siciliani Terrae. Questo riconoscimento segue quello già attribuito alla band dalla rivista austriaca "Concerto" come disco world del mese di dicembre 2010. “Unknown people” nasce dall’idea di raccontare, in musica, alcuni momenti significativi della storia siciliana, nei quali il popolo si è ribellato al potere per rivendicare un proprio ruolo, e di come questi moti popolari siano sempre stati repressi, con ferocia, nel sangue e nell’oblio delle cronache e della storia ufficiale. Dai vespri ai fasci siciliani, dalle occupazioni delle terre a Portella delle ginestre: una volontà, che, particolarmente oggi, appare nuova, di autodeterminazione e di riscatto da una condizione subalterna. Una visione “nuova” del popolo siciliano che, a dispetto di fatalismi e antichi stereotipi, ha provato nei secoli a giocare il proprio ruolo. L’album è un’unica storia corale, che attraversa 700 anni, raccontata dal punto di vista popolare. A narrare le vicende sono sempre direttamente i protagonisti: braccianti, bambini, rivoltosi, carcerati, pescatori. E trovano posto, in questa narrazione, anche episodi della storia europea, come la guerra civile spagnola, vista però con gli occhi di un combattente siciliano scappato dalla tirannia fascista. Alle sonorità consolidate del quartetto composto dal violino di Cesare Frisina, dal contrabbasso di Francesco Di Stasio, dalla chitarra classica di Antonio Livoti e dalle percussioni di Giorgio Rizzo, si aggiungono elementi elettronici, chitarre elettriche e voci femminili, che espandono i riferimenti sonori verso una possibile ridefinizione della “world music” in “musica popolare contemporanea”. Tutti i brani sono composizioni originali, eccetto il primo, che è un omaggio a un gruppo storico della musica popolare italiana (e siciliana) degli anni ‘70, la Taberna Mylaensis, e due brani della tradizione che invece sono due canti d’amore e che vogliono sottolineare il legame con la musica popolare siciliana e la sua grande capacità suggestiva. I testi sono per la maggior parte in dialetto siciliano, ma in tre casi sono in lingue straniere. Uno in francese, per ricordare la cacciata degli angioini, uno in spagnolo per raccontare la speranza di cambiamento rappresentata dalla guerra civile spagnola, uno in inglese, che racchiude in poche, significative strofe il senso di tutto il lavoro.