recensioni dischi
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BONAVERI  "Città invisibili"
   (2010 )

Germano Bonaveri sarebbe un ottimo esempio per chi cerca la voce ‘cantautore’ sul dizionario. Ritmi tranquilli, dal folk alla musica latinoamericana, passando per jazz e sottili ballate, legano fin da subito la chitarra acustica a testi di alto livello letterario. “Città invisibili” è infatti il titolo del secondo disco solista dell’autore bolognese, dopo “Magnifico” (valso la finale del Premio Tenco 2007) e numerosi altri progetti. Le canzoni evocano scorci di scene e di momenti evanescenti, sulla stessa linea delle descrizioni di città immaginarie ad opera di Marco Polo nell’omonimo libro di Italo Calvino. “Danza” suona un’iniziale tango struggente e malinconico, “Le città invisibili” è una stupenda ballata in uno stile che si colloca a metà tra Fabrizio de Andrè e Lucio Dalla. Lo stesso Dalla partecipa con il clarinetto nella lenta e sobria “Controvento”, prima delle battute sostenute di “Clandestino”, forse il pezzo migliore insieme alla simpatica e pizzicata “Il ragno”. Più commoventi sono la ninnananna “Lettera al figlio”, il triste piano di “Nöel” e la distesa “Danza (adieu)”, che promette piuttosto un sofisticato e romantico arrivederci. (Federico Pozzoni)