recensioni dischi
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ALPHA BLONDY  "Vision"
   (2011 )

Tutto passa dal rendersi conto che il reggae non è patrimonio solo di Mamma Jamaica, e che gli eroi della materia possono nascere e svilupparsi anche altrove. E’ chiaro, sarebbe come dire che il miglior pizzaiolo del mondo è un cileno, o che la piadina più buona viene impastata e gustata nello Swaziland. Però a volte succede, anche se in Italia le cose non è che siano poi così famose, e il soggetto non è mai stato particolarmente conosciuto se non nelle vetrine e nelle riserve di questo genere di musica. Eppure Alpha Blondy è in giro da 30 anni, ha inciso duemila album, venduto tanta roba e, se nell’ambito reggae viene definito il Bob Marley d’Africa (Costa D’Avorio, per la cronaca), forse i suoi amanti possono arrivare a dire che in realtà è Marley ad essere l’Alpha Blondy dei Caraibi. Ambasciatore ONU, personalità politica di spessore nella sua terra, dai primi anni ’80 Seydou Konè – così all’anagrafe, che tanto per dire lo battezza sia nel 1953 che nel 1961, nemmeno fosse Madonna – è un meraviglioso mix di lingue, culture e religioni: canta in inglese, francese, ebraico e in mille dialetti dell’Africa Occidentale, rende omaggio a Dio come ad Allah, e riesce da sempre a creare una sua via al reggae assolutamente fedele ai principi basilari. Unendola poi alle sonorità africane senza però perdere la via maestra, ecco, e andando ben oltre quei preconcetti musicali che ogni tanto fanno capolino anche nelle classifiche e inventandosi che la musica africana – o il reggae – non possono vivere se non con una qualche base discotecara e altre schifezze in serie. “Vision” è esattamente quello che da lui ci si aspetta, una bella panoramica di racconti personali (“Stewball”) così come di grida al diritto della propria dignità (“Rasta bourgeois”), o all’attenzione per i rischi AIDS (“Vuvuzela”, con un ritornellino “proteggi la tua vuvuzela prima di fare waka waka” che farebbe l’invidia di Elio e Le Storie Tese), o proclami politici ad un’Africa libera senza se e senza ma. In francese, in inglese, diventa anche utile per chi volesse ripassare un po’ la lingua. In mezzo, una boccata d’aria che meriterebbe anche dalle nostre parti un po’ di attenzioni. Se mai si andasse oltre alle scemenze radiofoniche, sia chiaro. (Enrico Faggiano)