recensioni dischi
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KAJAGOOGOO  "White feathers"
   (1983 )

Lo strano caso dei Kajagoogoo, ogni disco un cantante nuovo o un nome nuovo, partì da questo disco. Che nasceva da una costola dei Duran Duran (Nick Rhodes) alla ricerca di autonomia, e che trovò nei capelli e nell'eyeliner di questi ragazzotti inglesi un buon luogo ove approdare. Una voce - e una pettinatura - come quella di Limahl pronta a semiorgasmare nella sintetica "Too shy" divenne immediatamente un successo non da poco, andando a mixare nemmeno malaccio le mode dell'epoca, ovvero tastiere e un po' di batteria e basso sotto per far capire che non di sola elettronica viveva l'uomo. Altri due singoli (uno onomatopeico o quasi a "Too shy", ovvero "Ooh to be aah"), l'altro lentuccio si chiamava "Hang on now" e la possibilità di diventare davvero un gruppo di primo piano che si palesò in quel 1983 di tanto e tanto successo. Certo, sembravano dei Duran Duran con meno gnocca nei video, ma andava bene lo stesso, fino a quando... Fino a quando Limahl venne licenziato senza passare dal via - e con metà del disco successivo, "Islands", su cui lui stava mettendo comunque il naso, già fatto. Uno dei misteri di cui Carlo Lucarelli, troppo attento ai morti famosi e non altrettanto pronto a dar risposte quando non c'è stato spargimento di sangue, dovrebbe interessarsi: perchè Limahl venne liquidato? Vattelappesca. Comunque, la storia andò avanti ancora per un po', con i Kajagoogoo a diventare sempre più vicini, musicalmente parlando, ai Duran Duran di "Seven and the ragged tiger" e Limahl a perdere di vista il successo subito dopo il clamoroso exploit su commissione di "Never ending story". Bei tempi. (Enrico Faggiano)