recensioni dischi
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ENRICO ZANISI  "Life variations"
   (2012 )

Succede ancora, forse solo nel jazz. La storia del giovanissimo Enrico Zanisi appartiene a quella letteratura musicale che racconta in maniera universale il talento, gli incontri e le occasioni non perse dell’artista che non rinuncia ai suoi sogni. Dopo una serie innumerevole di concerti e gigs nei piccoli locali della capitale, Enrico viene inizialmente notato da un giornalista che, forte del talento provato, decide di presentarlo a un discografico. Nel giro di un anno, Enrico Zanisi, classe 1990, dà alla luce ''Life Variations'', progetto in trio edito per la Cam Jazz. Il titolo fa riferimento proprio ai cambiamenti vitali, a quelle inaspettate quanto sorprendenti variazioni di vita. Tutto funziona, nella musica che Enrico ha pensato per questo suo nuovo album nel quale si fa accompagnare da Joe Rehmer al contrabbasso e Alessandro Paternesi alla batteria. Uno strano florilegio di idee, tante, copiose, con una varietà anch'essa insolita: la riproposizione di ''In the wee small hours of the morning'' e dieci composizioni originali, scritte con quella gioiosa, irrefrenabile leggerezza che appartiene a quei rari, fortunati artisti per cui creare è un fatto naturale, come bere, mangiare: uno stato di grazia, per l'appunto. Una musica che dà un ritmo diverso al nostro cuore. Enrico Zanisi ha una scrittura che sa farsi riconoscere senza gli ornamenti di chi cerca visibilità ora e una collocazione indiscussa per sempre. Scrive di quello che conosce in prima persona. Certe asperità iniziali cedono il passo a una calligrafia decisa, essenziale, che sta pian piano scivolando verso un modo di comporre elementare, al modo dei grandi e non degli ignari. Presto si capisce che il personaggio non è convenzionale: di questi tempi titolare un disco a una vocazione di romanticismo risulta strano, a dir poco controcorrente. Enrico Zanisi, a cui piace nuotare in direzione opposta, si spinge nel panorama segreto della sua interiorità attraverso esplorazioni dai contorni ora ascetici ora persino spirituali: gioca in un ambito in cui il romanticismo regna sovrano. In realtà tutto è lo specchio del suo modo di suonare il pianoforte e di concepire la musica. ll pianista da bambino suonava classico, si è laureato con lode al conservatorio de L'Aquila, una specie a rischio di estinzione. A quindici ha incrociato il jazz e, poco dopo, si è mostrato in pubblico, lasciando subito presagire un gran futuro. Un futuro fatto di sublimi istanti di poesia, momenti licenziosi e ironici. Che lui non si vergogna a far emergere sotto il pentagramma allestito per riempire questo ''Life Variations''.